PRIMO PREMIO: alunna Ludovica Fusco
Istituto comprensivo Atina – Scuola secondaria di primo grado sede di Villa Latina – Classe IIID
Docente referente: prof.ssa Alfonsina Vacca
Una sera, mentre frugavo fra gli oggetti della casa di mia madre, feci una scopertaintrigante: una lettera nascosta tra i ricordi del passato. Con curiosità “palpabile” la estrassicon delicatezza, osservando con attenzione quelle parole. Inizialmente quella missiva miapparve piena di bugie ma, in un secondo momento, ne fui affascinata. Così decisi dirileggerla attentamente:
“Cara Vittoria,
la vita è un intricato mosaico, composto da tasselli di gioie sfumate e ombre vibranti,intrecciati in un disegno unico nella tela del destino.
Come un fiume in costante flusso, la vita scorre tra rive di speranze e sponde di sfide,plasmando il terreno dell’esistenza con il suo corso inesorabile.
I giorni, come pagine di un libro, si girano uno dopo l’altro, svelando storie intrecciate di risate e lacrime, di trionfi e sconfitte, formando un capitolo ricco di emozioni.
La vita è una danza, un balletto complesso di momenti fugaci che si intrecciano in unacoreografia senza fine, esprimendo la bellezza effimera del presente.
Come un giardino rigoglioso, la vita fornisce opportunità e sfide, richiedendo la cura attenta del “giardiniere”, che siamo noi stessi, per far crescere il meglio di ciò che seminiamo.
Nel vasto oceano dell’esistenza, siamo marinai delle nostre storie, navigando tra le ondedell’esperienza con la speranza di scoprire nuove terre di saggezza e consapevolezza.
La vita è un caleidoscopio di colori, una sinfonia di suoni, un’opera d’arte in costanteevoluzione, dove ogni pennellata e nota contribuisce a creare la bellezza dell’insieme.
Tra le “piaghe” della nostra storia di famiglia si celano segreti che, come ombre proiettate sulla parete di una caverna, attendono di essere illuminate dalla luce della verità. La storia che collega il mio destino con il tuo, mia cara Vittoria, è un intricato mosaico di amore,dolore e rivelazioni.
La mia infanzia è stata un percorso tormentato, un labirinto di maltrattamenti inflitti dai miei stessi genitori. Ogni passo era carico di grida, ogni respiro accompagnato da lacrime silenziose. La leggera speranza di un’infanzia spensierata è stata sostituita dalla crudele realtà di una vita segnata dal dolore. Ogni giorno era un campo di battaglia, caratterizzatoda violenza verbale e fisica che creava un’atmosfera soffocante. I miei genitori invece di rappresentare un rifugio sicuro per me, erano “creatori” di tempeste emotive. I ricordi delle loro urla e degli sguardi freddi sono diventati compagni silenziosi che mi hanno seguitoper tutta la vita. Mentre io
crescevo, i miei genitori aumentavano la loro stretta presa sulla mia vita, costringendomi asposare un uomo che non aveva posto nel mio cuore.
Fu un giorno cupo: il peso delle loro decisioni incombeva su di me come un’ombra. Mi convocarono in una stanza austera, dove le parole, pesanti come macigni, furonopronunciate senza pietà: dovevamo legare il nostro destino a un uomo ricco….. unmatrimonio di convenienza per garantire la sicurezza finanziaria della mia famiglia.
All’inizio cercai di resistere, di far sentire la mia voce, ma il timore di risentire quelle urla, che tanto mi avevano accompagnata da piccola, era per me schiacciante. La loro autorità era come una catena che mi legava, limitando la mia libertà di scegliere il mio destino.
In quella stanza fredda, la mia volontà fu piegata alle aspettative e alle tradizioni familiari. Mi chiesero di sacrificare i miei sogni, di arrendermi a un futuro che non sentivo mio. La decisione fu presa per me e il mio cuore si spezzò nell’accettare un destino che non avevoscelto.
Ti racconto questo episodio non per suscitare la tua compassione, ma per aprire una“finestra” sul passato che ha plasmato il corso della nostra famiglia.
Nel frattempo i giorni seguivano e la luce dei miei occhi si spegneva sempre di più… Ma poi sei arrivata tu, mia cara dolce Vittoria e hai “scavato” la via d’uscita da quel covo dioscurità.
Era troppo, però, anche con te vicina e da sola non c’è l’avrei mai fatta!!! Perciò ritornai la stessa di sempre: una donna di famiglia che serviva suo marito e che cercava di soddisfarlo al meglio. Ma come potevo farlo se prima non ero appagata io stessa? Larisposta arrivò, ci mise tempo, ma giunse fino al mio cuore.
Ci trovavamo a una festa di paese, precisamente una festa popolare a Picinisco e il mio umore era il solito: una pioggia di lacrime represse sul flusso della mia vita, finché i miei occhi non si girarono per caso ed incontrarono i SUOI:erano un riflesso del cielo sereno, mentre il suo sorriso una melodia che risvegliò il mio cuore assopito. Il mio istinto mi suggeriva di recarmi là per una conversazione e così feci: mi diressi da lui rapidamente e,una volta là, ci scambiammo occhiate fuggitive. Successivamente presi coraggio e lo salutai con un “salve” porgendogli la mano, che lui ricambiò con altrettanto entusiasmo. Ci presentammo e per la prima volta io sentivo il bruciore allo stomaco quando mi osservava, arrossivo e il mio cuore stava per scoppiare dalla gioia: mi ero innamorata.Successivamente egli proseguì raccontandomi il motivo della sua presenza a quella festa di paese: era un fotografo che soggiornava nelle mie zone poiché affascinato dai monumenti che vi erano. La mia curiosità non era rivolta alla sua conoscenza dei monumenti e della loro storia, ma piuttosto al modo di quel ragazzo di esprimere concetti, al gesticolare delle sue mani e all’osservare i suoi occhi che si illuminavano di unsentimento profondo di
amore mentre conversavamo. Mi parlò di una casa in cui aveva soggiornato per unasettimana uno scrittore inglese, David Herbert Lawrence; proprio qui egli aveva trovato l’ispirazione per uno dei suoi più significativi romanzi: “The Lost Girl”. Mi descrisse il casolare come si presenta oggi formato da due piani, in quello di sotto si svolge l’attività di ristorazione, mentre il piano superiore ospita due camere da letto, una sala e una zonamuseo. Il ricordo di quel luogo era appena accennato anche nella mia memoria, poichévi ero stata da bambina in compagnia della mia famiglia e di alcuni loro amici. L’unicoricordo nitido consisteva però negli ammonimenti ricevuti, rimanendo avvolto il mistero del perché fossero stati così severi con me. In quell’ambiente io, seppur bambina, mi eroparagonata, molteplici volte, alla protagonista di quel romanzo, “The Lost Girl”, che èspinta da ha un forte desiderio di indipendenza e dall’ansia di essere fautrice del proprio destino. Questa agli occhi della società appare perduta, proprio come me, ma è da lì che trova una sorgente di forza per le sue scelte poco convenzionali ma sincere.
In seguito il giovane mi narrò delle imponenti mura di Atina, i resti delle Mura Ciclopiche che delimitavano, in alto, il primo circuito delle Mura Poligonali che, un tempo, racchiudeval’antica città preromana dell’importante cittadina sannitica, passando sotto l’Acropoli, a suavolta poi racchiusa entro i resti della rocca medievale. Da lì egli aveva fatto foto a tutto il bel vedere che il paesaggio dinanzi mostrava: la Valle di Comino. Per finire mi narrò e mostrò le sue splendide foto che ritraevano il meraviglioso mosaico, conservato ancora oggi nel Palazzo Ducale del medesimo paese: Atina. A causa del profondo amore e della nostrasintonia iniziammo una storia clandestina, nascosta tra le pieghe degli obblighi familiari edelle convenzioni sociali. Quel sentimento proibito, intenso e liberatorio, mi donò una felicitàmai conosciuta. Tuttavia, come detto in precedenza, la mia famiglia mi costrinse a viverenell’ombra, celando la verità dietro il velo delle apparenze.
Mi dispiace profondamente di aver mantenuto sinora questo segreto, ma devi sapere cheho sempre cercato di dedicarmi anima e corpo alla mia famiglia, nonostante la situazione difficile. Non ho mai desiderato farti del male, e questa confessione è un modo di liberarmi da un peso che porto da troppo tempo.
Eppure vorrei chiederti una cosa molto importante. Quando arriverà “il momento”, desidero essere sepolta accanto a quell’uomo che ha fatto brevemente brillare la mia vita. Era il mio raggio di luce in mezzo all’oscurità e vorrei che il nostro amore fosse riconosciuto anche dopo la morte. Ti prego di ricordare sempre quanto ti ho amato e di trovare la forza,un giorno, di perdonarmi per il male che ti ho inflitto.
La vita è complicata e ognuno fa del suo meglio per affrontarla.
Con amore eterno,Mamma.
Ludovica Fusco – Classe IIID