XI Ed. Concorso di scrittura creativa “Ritrovare una lettera per scriverla”: “Un’emozione senza tempo”

IRISH WIND
Febbraio 24, 2024
XI Ed. Concorso di scrittura creativa “Ritrovare una lettera per scriverla”:“L’ultima lettera”
Febbraio 24, 2024

TERZO PREMIO: alunna Emma Panetta

Istituto comprensivo Veroli 2 – Scuola secondaria di primo grado “Caio Mario” – Classe IIA

Docente referente: prof.ssa Federica Bellissimo

Un’emozione senza tempo

 Una sera rovistando tra le cianfrusaglie, trovo una lettera che mi racconta una storia, un segreto da indagare. Da due ore mi trovavo nella soffitta della vecchia casa di famiglia, dove avevo rinvenuto una miriade di tesori antichi e ormai dimenticati, pentole, quadri, foto vecchie, bottiglie di forme strane, cestini in vimini che sapevano ancora di grano, sedie rotte e mobili antichi mangiati dai tarli. Tra queste mille cose impolverate della soffitta, la mia mente fantasticava su quelle vite passate , sui tempi antichi e sulla mia famiglia. Giocavo alla ricerca di un indizio del passato… di un segreto da scoprire e perché no, di una mappa antica che mi avrebbe rivelato un vero tesoro. Mentre spostavo e cercavo vidi una valigia, non so perché, ma tra le tante cose che c’erano da guardare questo oggetto attirò la mia attenzione e crebbe in me un’irresistibile curiosità che mi spinse ad afferrarla. 

Era una vecchia valigia di cuoio, con sopra una grossa maniglia e un lucchetto, cinghiata da due cinture. La sollevai con un po’ di fatica e capii che c’era qualcosa all’interno. La posai a terra con rispetto e la aprii ribaltandola da un lato. Conteneva vecchie foto, vecchi documenti, ma fui subito attratta da un pezzo di carta ingiallito, che usciva fuori dalla tasca laterale, era una busta, indirizzata al mio bisnonno e proveniva da Israele. 

Aprii la busta e cominciai a leggere quella vecchia grafia antica, diversa da come scriviamo noi ragazzi di oggi ma estremamente bella ed elegante. 

Gerusalemme 18 dicembre 1948 

Carissimo Giuseppe, ti scrivo per augurarti un buon Natale a te e alla tua famiglia. Carissimo amico mio, non ci sono abbastanza parole per ringraziarti di quanto hai fatto per noi. Finalmente siamo in salvo, nella terra promessa di Israele, a Gerusalemme e stiamo tutti bene. Volevo ricordare con te quei momenti di paura e angoscia che hanno segnato per sempre le nostre giovani vite. Ricordare come tu ,grazie all’aiuto dei monaci del monastero di Casamari, ci avete salvato da morte certa. Quella sera, il 16 ottobre 1943, dopo una lunga funga da Roma (eravamo partiti alle 4 di mattina) a bordo di una vecchia macchina ci fermammo per caso sulla piazza dell’Abbazia. Non conoscevamo quel luogo. 

L’Abbazia di Casamari è un luogo antichissimo di silenzio, spiritualità e amore. Costruita nel 1203 e consacrata nel 1217 è stata l’anima di quel luogo magico che è Casamari e che porterò sempre nel cuore. Torniamo a quella sera. Fu un miracolo, perché trovai lì la mia salvezza e il mio salvatore. Ricordo, noi impauriti, ti abbiamo visto venirci incontro. Tu subito hai capito chi eravamo e perché fuggivamo. Ci hai guidato a casa tua e nascosti in una vecchia cantina dove siamo rimasti vari giorni fino alla sera in cui frettolosamente fummo portati in salvo e con l’aiuto di alcuni abitanti del posto raggiungemmo una zona liberata. Quella sera ce ne andammo di fretta, lasciando quasi tutto e portando solo il necessario, lasciando in quei luoghi speciali il nostro cuore martoriato. Caro amico, non ho avuto modo di ringraziarti, erano momenti terribili ma il mio cuore non ti ha mai dimenticato. Sei l’uomo più giusto ed onesto che io abbia mai incontrato e per questo ringrazio il cielo. Hai messo in pericolo la tua vita e quella dei tuoi cari per noi. Volevo ringraziarti per l’ultimo gesto di affetto che ci hai dato. Non dimenticherò mai quel giorno, quando si presentò a casa mia il sindaco di Gerusalemme, proprio lui in persona, con in mano il prezioso Menorah che avevo lasciato quella sera a casa tua. 

L’importanza di quel candelabro per me, non è nel fatto di essere in argento e di avere un grande valore economico ma per il fatto che rappresenta la mia famiglia, quasi tutta decimata nei campi di concentramento. È un cimelio di famiglia, tramandato di generazione in generazione. Rappresenta il mio credo, come in tutte le religioni. È la testimonianza che c’è un Dio buono in cielo, che compie spesso miracoli, come quello che tu hai compiuto con me e la mia famiglia. 

Tramite il sindaco di Gerusalemme, ho saputo che avevi nascosto il Menorah fino alla fine della seconda guerra mondiale e non sapendo come restituirmelo ti sei rivolto direttamente al comune di Gerusalemme. Ti sei ricordato di quando ti ho detto del mio desiderio di portare la mia famiglia in Israele e qui ci hai trovati. Carissimo amico mio, volevo dirti che, non smetterò mai di ringraziarti per avermi salvato da un momento così terrificante e buio; spero immensamente che un giorno riuscirò a rincontrarti e a riabbracciarti. Porto nel cuore Veroli, i suoi abitanti e la magnifica Abbazia di Casamari che non ho potuto visitare in quel momento ma che spero di visitare un giorno e magari quel giorno ti presenterò la mia famiglia e vedendola capirai che quei giorni del rastrellamento a Roma e di odio non hanno sconfitto la vita e grazie a te e a tanti altri come te, ci saranno altre nuove generazioni. 

Cordiali saluti 

il tuo carissimo amico Alberto. 

Non potei fare a meno di commuovermi e di essere fiera del mio bisnonno e del mio paese. Avrei voluto saperne molto di più. Avrei chiesto a mia nonna, lei sicuramente poteva darmi delle risposte. Ero felice, emozionata ed orgogliosa. 

Emma Panetta – Classe IIA 


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