TERZO PREMIO EX AEQUO: alunno Luca Novelli
Istituto Comprensivo Sora 3 – Scuola media “Edoardo Facchini” – Classe IIIC
Docente referente: prof. ssa Nicoletti Rita
Sono un membro del circolo di scacchi della mia città.
Qualche tempo fa, quasi ogni giorno, andavo a giocare a scacchi con mio nonno che condivide la mia stessa passione e trascorrevo in sua compagnia la maggior parte dei pomeriggi. Tutte le volte che percorrevo la strada per arrivare a casa sua, passavo davanti a un centro di accoglienza, dietro il cancello c’era un ragazzo seduto da solo su un muretto, con i vestiti tre taglie più grandi, con lo sguardo sempre fisso nel vuoto, che cercava di giocare con un trenino di legno a cui mancavano metà delle ruote.
Un giorno mi feci coraggio, gli mostrai la scacchiera e gli feci capire che volevo giocare con lui.
Vidi un breve bagliore di felicità negli occhi, ma il suo sguardo rimase triste e impaurito infatti né mi rispose né giocò.
Il giorno seguente ritentai, feci passare la scacchiera attraverso le grate del cancello e iniziai a disporre i pezzi, lui intanto mi guardava con molta curiosità e quando ebbi finito di sistemare tutti i pezzi si avvicinò, mise un pedone bianco nella mano sinistra e uno nero nella mano destra li mischiò e poi li mise nel pugno chiuso davanti a me e mi fece scegliere, mi capitò il bianco ed iniziammo a giocare. Ben presto mi resi conto che era molto bravo, lui partì subito all’attacco e cercò immediatamente di mettermi sotto scacco, ben presto ci riuscì e dopo qualche minuto dall’inizio della partita mi fece scacco matto. Appena sollevai gli occhi vidi che lui mi stava guardando, aveva un sorriso e gli occhi pieni di gioia e fierezza, la paura era scomparsa.
Da quel giorno nacque un forte rapporto di amicizia tra me e il ragazzo. Mi aspettava sempre lì, seduto sullo stesso muretto, pronto per una partita a scacchi. Sembrava che soltanto quando giocavamo lui si sentisse vivo. Mi disse che si chiamava Ali.
Io però ero stanco di giocare con lui attraverso un cancello, così un giorno, mentre mi allenavo nel circolo di scacchi, chiesi al nostro presidente di aggiungere Ali nell’associazione, ma appena lui capì che il ragazzo si trovava in un centro di accoglienza mi rispose che non poteva farlo perché nel circolo erano ammessi soltanto quelli con la cittadinanza italiana. A quelle parole, rimasi esterrefatto e deluso, volevo trovare un modo per dare voce ad Ali e a tutte le persone invisibili che vivono ai margini della società.
Andai a cercare aiuto nella Mia Costituzione, lessi l’articolo 3 nel quale trovai scritto che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione.
Mi chiesi allora perché questo articolo molto bello non trovasse piena applicazione per la soluzione del caso di Ali, perché, mediante una legge, non si potessero rimuovere gli ostacoli che impedivano il pieno sviluppo e la piena integrazione di Ali e di altri ragazzi come lui.
Iniziai a protestare per cercare di attirare l’attenzione, ma in breve tempo capii che a nessuno importava né di me né di Ali.
Dopo alcuni mesi rinunciai al mio proposito, convinto che non sarebbe cambiato nulla, che Ali sarebbe rimasto un invisibile.
E invece qualcosa successe.
Nel cuore del Mediterraneo fu trovato il corpo di un bambino che aveva nel taschino della maglietta dei pezzi di un certificato di nascita. Si pensò che i genitori del bimbo avessero voluto che il proprio figlio conservasse un nome, che non fosse un nessuno.
La notizia arrivò alle coscienze, facendo scalpore e rumore. Scoppiarono proteste pacifiche in tutta Italia e io cominciai a recuperare fiducia.
Il Parlamento, dopo lunghi mesi di votazioni e discussioni, decise di riconoscere il diritto di cittadinanza a tutti gli immigrati non accompagnati e minorenni.
Ali divenne cittadino italiano ed io il suo migliore amico, quello fu un giorno importantissimo per entrambi. Ali cominciò a frequentare la scuola e io lo aiutavo con i compiti, riuscì ad imparare velocemente la nostra lingua, in poche settimane riuscivamo comunicare perfettamente. Insieme decidemmo di aiutare gli altri bambini in altri centri d’accoglienza dove insegnavamo l’italiano e ovviamente anche gli scacchi.
Luca Novelli- Classe III C
Ecco a voi il link per rivivere l’emozione della premiazione avvenuta in diretta radio: