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Son morto con altri cento
Son morto ch’ero bambino
Passato per il camino
E adesso sono nel vento
E adesso sono nel vento
Ad Auschwitz c’era la neve
Il fumo saliva lento
Nel freddo giorno d’inverno
E adesso sono nel vento
Adesso sono nel vento
Ad Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano non riesco ancora
A sorridere qui nel vento
A sorridere qui nel vento
Io chiedo come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento
In polvere qui nel vento
Ancora tuona il cannone
Ancora non è contento
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento
E ancora ci porta il vento
Io chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà
E il vento si poserà
Io chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà
E il vento si poserà
E il vento si poserà
                                  Francesco Guccini, Auschwitz
Non ho mai pensato a quale fosse il modo più giusto per ricordare e vivere un momento tanto forte quanto vulnerabile per la storia del mondo come quello della Shoah. Sicuramente ognuno di noi sceglie di ripercorrere questa giornata nel modo che ritiene più opportuno ed io quest’anno l’ho voluta ricordare attraverso una delle forme d’arte più vicina alla nostra adolescenza: la musica.
“Adesso sono nel vento” è una delle frasi più toccanti pronunciate da Francesco Guccini nella sua canzone. Il vento che soffia forte in tutte le direzioni rappresenta metaforicamente tutte le anime che hanno abbandonato i propri corpi, liberandosi dalle atroci tortura e dalle malignità che affliggevano il mondo.
Guccini è uno tra i tanti uomini a mettere in evidenza un interrogativo importante, ossia se l’uomo sia in grado o meno di imparare a vivere senza uccidere. Io, invece, mi chiedo se riusciremo mai a vivere seguendo tutti i principi e gli ideali promulgati con fermezza e con rigore, come la libertà di espressione, di culto, ma soprattutto la libertà di essere uomini ancora prima di essere etichettati per il nostro modo di agire, per la nostra nazionalità, la nostra religione e così potrei continuare per ore. Io sono fermamente convinta che mai potrà essere perdonato quanto è stato compiuto, così come non si potranno dimenticare tutti i dolori, le sofferenze, le paure, le fragilità che sono state provate durante quel periodo. Sono convinta, inoltre, che quel vento, di cui parla ripetutamente Guccini, non smetterà mai di soffiare e non sarà mai tranquillo: tutte le anime resteranno, ora e per sempre, incancellabili agli occhi del mondo e ci accompagneranno in ogni nostro traguardo così come in ogni nostra sconfitta, per ricordarci che non siamo nati per vivere come animali, ma come uomini consapevoli di quanto successo e pronti a mettersi in gioco ed a sfruttare le proprie forze per creare un mondo migliore.
Federica Volante – Classe IVB

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