Teorizzare l’infinito

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Vita e speranza. Due coordinate spaziali fondamentali per orientarsi in un’esistenza angusta: un binomio che consente di non arrendersi e di alimentare ambizioni.
Stephen Hawking ha solo 21 anni quando, dopo alcune difficoltà motorie, gli viene diagnosticata una malattia neurodegenerativa che gli avrebbe lasciato, secondo i medici, solamente due anni di vita. Una diagnosi fortunatamente errata che gli ha imposto di vivere quasi per tutta la vita sulla sedia a rotelle, costringendolo nel tempo ad una paralisi quasi integrale del corpo, ma che gli ha consentito di arrivare all’età di 76 anni.
La sua predisposizione per le materie scientifiche era stata già notata dai suoi insegnanti tanto da essere stato soprannominato “il nuovo Albert Einstein”. Ironia della sorte: è morto il 14 marzo, il giorno in cui nacque il padre della relatività.
“Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi”. È questo l’unico credo della vita di Stephen e il più grande insegnamento che potesse tramandare alla modernità. Solo con determinazione e dedizione si possono raggiungere gli obiettivi prefissati e toccare con mano il paradiso. La malattia, per lui, è un banco di prova: l’inettitudine e la rassegnazione fatale sono la resa di chi è vedovo della speranza. Per aspera ad astra.
Tuttavia, vicino ad un grande uomo c’è sempre una donna brillante: Jane Wilde, mente classica e letteraria, è stata la prima persona a credere nelle sue capacità e a motivarlo, sforzandosi di rendere l’esistenza di suo marito normale.
La sua parabola di vita è stata ripercorsa nel celebre film dedicato alla dottrina da lui ipotizzata che ha rivoluzionato il XXI secolo. La teoria del tutto, come si può intuire dal suo stesso titolo, nasce dalla volontà di unificare gli infiniti fenomeni fisici in un’unica struttura speculativa. Hawking ha dimostrato che tutto il nostro universo si è compresso in una singolarità, poi esplosa con il Big Bang, formando l’intero cosmo. Per questa ragione, ha paragonato il Big Bang a un buco nero al contrario, dove tutto ha inizio da una singolarità.
I buchi neri sono oggetti incredibilmente densi, con una gravità così potente da attrarre tutto ciò che li circonda. Ma per comprendere la teoria dei buchi neri, bisogna avere prima chiaro il concetto di spazio-tempo legato alla relatività di Einstein. Se la densità della materia raggiunge valori talmente elevati da provocare un collasso gravitazionale dello spazio-tempo si forma una “singolarità”. In una singolarità, tanta materia è compressa in uno spazio così piccolo che la forza di gravità diventa infinita e lo spazio sprofonda senza fine, in un luogo in cui le leggi della fisica non valgono più: un buco nero.
A metà degli anni Settanta, Stephen elabora una nuova teoria unendo la Relatività generale, che descrive fenomeni su scala cosmica, e la meccanica quantistica, che descrive fenomeni infinitamente piccoli, a livello di atomi e particelle. Nessuno prima di lui si era cimentato in questo genere di impresa. Secondo la teoria quantistica, lo spazio è popolato da coppie di particelle e antiparticelle. Hawking affermò che, in prossimità dei margini del buco nero, queste coppie si separano: l’antiparticella viene assorbita dal buco nero, mentre l’altra produce energia sottoforma di radiazioni (chiamate “Radiazioni di Hawking”). Le antiparticelle hanno una massa negativa e fanno sì che il buco nero diventi sempre più piccolo fino a scomparire. Nel momento conclusivo il buco nero esplode con l’energia di un milione di bombe nucleari. Tale concezione modificò radicalmente il modo in cui erano visti i buchi neri: da corpi che assorbono tutto ciò che hanno intorno a sistemi di ricambio di energia e materia.
La teoria del tutto racconta la storia di una battaglia vinta. L’amore per la fisica si intreccia con la fisica dell’amore: tuttavia, mentre il primo è un fenomeno spiegabile, il secondo resta ancora un mistero indecifrabile.  Il corpo di Hawking è imprigionato in limiti sempre più stringenti, ma la sua mente vola verso l’infinito, fino a distruggere le classiche barriere della fisica.

Chiara Zuppetti

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