Lasciate che vi faccia qualche domanda, cari lettori… pensate di vivere in una società dove l’amore di una madre per i propri figli venga rispettato? Pensate di vivere in una società dove la forza dell’uno è determinata dal bene dell’altro? Pensate di vivere in una società dove vengono rispettati tutti i diritti di una donna? Se anche solo ad una di queste mie curiosità avete risposto di “sì”, questo articolo fa al caso vostro, perché vi racconterò una storia che vi farà ricredere.
C’era una volta Lara Lugli, una pallavolista con diversi trascorsi in serie A, la quale si trova a giocare una delle più importanti “partite” (legali) con il Volley Pordenone, ovvero la società in cui giocava in categoria serie B1 durante il campionato 2018/2019. Due anni fa, mentre portava orgogliosa la sua squadra verso i play-off, all’improvviso viene “messa in panchina”. Il 10 marzo 2019, l’atleta comunica di essere rimasta incinta; questa notizia sconvolge il presidente del club che dinanzi alla maternità della sua migliore giocatrice, annulla il contratto prima del dovuto a causa di ”difficoltà” fisiche della protagonista nel continuare il suo anno sportivo. Dopo l’interruzione del contratto, Lara chiede che le venga pagato l’ultimo mensile, ovvero il mese di febbraio per il quale aveva lavorato. La richiesta viene negata e non solo, la giocatrice viene citata per danni dal Pordenone in quanto aveva tenuto nascosta la sua volontà di diventare madre. L’assenza della Lugli in campo ha provocato una grande perdita dal punto di vista del punteggio in campionato e la perdita di uno sponsor importante della società. La vera tragedia vissuta da Lara è avvenuta qualche settimana dopo dalla notizia, lei e il suo compagno hanno perso il bambino a causa di un aborto spontaneo.
Il caso rimane ancora aperto e non scuote solo le donne e la pallavolo, ma tutto il mondo dello sport; diversi atleti si sono mostrati solidali e hanno condiviso sui social questa storia. Tra tutti i pensieri e le parole di conforto a Lara da parte della gente, ci sono i pensieri di Tania Cagnotto, campionessa di tuffi e mamma, che prova rabbia di fronte a questa vicenda e afferma che le donne atlete non vengono tutelate come le donne sul posto di lavoro.
Dopo il racconto di questa storia, purtroppo vera, vi chiedo un’ultima cosa: pensate di vivere in una società, che nonostante celebri la festa della donna tutti gli anni, si dimentica di tutelare le madri e le donne? Questa volta, di fronte a questa mia curiosità, spero voi rispondiate di sì.
Michela Monticelli