In data 19 giugno 2018 è stata istituita la giornata del fiocchetto lilla, fissata per il 15 marzo e riconosciuta come giornata nazionale contro i disturbi alimentari. L’iniziativa è stata promossa per la prima volta nel 2012 dall’associazione ‘Mi nutro di vita’ con l’obiettivo di sensibilizzare le persone alla problematica. Pensiamo che in Italia si contano circa 3 milioni di persone affette da DCA (disturbi del comportamento alimentare) ed è ormai accertato che le problematiche del comportamento alimentare sono di origine psichico e possono iniziare anche in seguito ad un trauma. Le manifestazioni più note dei disordini alimentari, per gli effetti devastanti che hanno sulla salute e sulla vita delle persone che ne sono affetti, soprattutto adolescenti e giovani, sono l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa. Si presentano entrambe con un’evidente perdita di peso: nell’anoressia i soggetti limitano in maniera drastica l’assunzione di cibo spesso accompagnando la denutrizione all’esercizio fisico, svolto in maniera compulsiva e di continuo ed è un disturbo di cui soffrono principalmente gli adolescenti dai 15 ai 18 anni. La bulimia, al contrario, è caratterizzata dall’assunzione di un grande quantitativo di cibo che subito dopo, con l’arrivare dei sensi di colpa, viene espulso tramite vomito autoindotto. Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5) riporta un nuovo disturbo alimentare, a cui peraltro non era stata data una grande rilevanza fino all’ultimo periodo, quello del Binge eating disorder. E’ caratterizzato da episodi di abbuffate, continuando anche dopo aver pienamente raggiunto la sazietà o dall’assunzione di cibo anche quando non si ha fame. Chi soffre di binge eating tende ad abbuffarsi in solitudine per vergogna e per il disgusto provato nei propri confronti. Le abbuffate possono rappresentare una fuga da uno stato emotivo intollerabile o l’incapacità di controllare gli impulsi. Di diversa natura è la bigoressia, anche conosciuta come anoressia riversa: è caratterizzata dall’ossessione della propria massa muscolare. Chi ne soffre è continuamente ossessionato dalla paura di perdere muscolo e risultare esile. Questo porta i soggetti a seguire diete iperproteiche e ad assumere anabolizzanti. Vi sono diversi studi sui DCA, sui fattori di rischio e scatenanti gli episodi menzionati, ma da nessuno si ottengono risposte completamente esaurienti: oltre a fattori genetici, sono convolti fattori di tipo neuroendocrino, sociali e comportamentali, con coinvolgimento di esperienze di vita infantili, presenza di disturbi depressivi nei genitori, tendenza all’obesità e sottoposizione a ripetuti commenti negativi riguardo alla forma e all’aspetto. L’età di esordio dei DCA si è abbassata notevolmente e ha raggiunto la fascia di età che comprende i ragazzini dai 12 ai 14 anni e spesso chi decide di farsi curare è arrivato ad uno stadio avanzato della malattia e rischia la vita o ha già riportato diversi danni ad organi interni. Questo avviene perché molti disturbi non sono ancora molto conosciuti e perché si tende a sottovalutare i danni e le conseguenze che questi possono portare. E proprio per focalizzare maggiormente l’attenzione su queste patologie si è voluta l’istituzione di questa giornata ad opera di Stefano Tavilla, padre di una ragazza morta per bulimia, in lista per entrare in una struttura dedicata, ma che non ha mai potuto accedere alle cure adeguate. In Italia circa tre milioni di giovani soffrono di disturbi alimentari ed il 90% sono donne. Solo con l’informazione e l’individuazione precoce e tempestiva degli episodi legati ai disturbi dell’alimentazione si può combattere in più efficiente contro questo grande problema sociale.
Gaia Palleschi