Il salto di qualità dell’Atletico di quest’anno ha un nome e un cognome: Luis Suarez.
Il “caso Suarez” è stato il tormentone di calciomercato dell’estate 2020. L’ attaccante uruguaiano, scaricato dai blaugarana con l’ arrivo di Koeman in panchina, fu corteggiato per settimane dalla Juventus ma alla fine si trasferì dalla Catalogna a Madrid, sponda Atletico. Un matrimonio fin qui assolutamente promosso sul campo: Suarez infatti ha realizzato ben 16 reti dall’inizio del campionato. Ogni volta che il pistolero ha sparato, l’Atletico ha sempre ottenuto i 3 punti. Debutta con i Colchoneros subentrando a Diego Costa al 70’ della gara vinta per 6-1 contro il Granada, realizzando un assist e due reti.
È attualmente capocannoniere del campionato con il suo Atletico che, con due partite in meno rispetto ai cugini del Real e con una in meno rispetto al Barcellona, viaggia spedito in vetta alla classifica, trovandosi rispettivamente a +5 dai primi e a +8 dalla seconda. Proprio quel Barcellona che lo ha mandato via a soli 6 milioni di euro, pagandogli perfino una buonuscita pari quasi a un anno e mezzo di contratto e dandolo ad una squadra che lotta per gli stessi obiettivi. L’uruguaiano si è anche dimezzato lo stipendio, pur di poter competere ad alti livelli e dimostrar ciò che vale. La sua storia al Barcellona si è interrotta bruscamente dopo sei anni, 195 goal in 283 presenze e tredici trofei, per volere del nuovo tecnico Ronald Koeman, che in estate voleva sostituirlo col connazionale Depay. Suarez ha ammesso che la settimana del trasferimento dal Barça all’ Atletico è stata molto intensa: “Sono stati giorni complicati finché non è arrivato il debutto, ho pianto per quello che ho vissuto, non mi sono piaciuti i messaggi del club che mi chiedevano di trovare una soluzione per lasciare Barcellona, ripeto per la forma, non per altro, perché bisogna accettare che un ciclo può chiudersi, ma quando ti vai ad allenare e ti dicono di metterti da parte quando è il momento di giocare la partita 11 contro 11… beh, non è bello”.
Lionel Messi dichiarò a La Sexta: “Mi è sembrato folle quello che hanno fatto con Luis. Parlando nel suo caso specifico, per come sono state fatte le cose, per come se n’è andato gratis e pagandogli gli ultimi anni di contratto. L’hanno dato ad una squadra che avrebbe lottato per i nostri stessi obiettivi. Non solo il fatto che se ne sia andato è stato difficile, ma come è andato via”. Queste non sono soltanto parole di dispiacere per la perdita di un amico, ma anche le parole di un capitano che aveva capito quale grande vuoto avrebbe lasciato Suarez. A Madrid il pistolero ha trovato un allenatore disposto a metterlo al centro del suo gioco, a costo di ribaltare completamente la squadra. Niente di così assurdo se non fosse che quell’allenatore è Diego Pablo Simeone. Un tecnico che si è affermato come un professionista con una visione dogmatica, ferma su alcune idee immutabili. Il Cholo ha capito di avere a disposizione un attaccante unico e decisivo, che ha il gol nel sangue. Per lui, ha abbandonato l’impalcatura tattica della sua squadra per ricominciare da zero: è passato dal 4-4-2 al 3-4-2-1, modulo che permette una diversa occupazione degli spazi e semplifica l’uscita del pallone dal basso. L’Atletico ha ingaggiato uno dei migliori attaccanti degli ultimi dieci anni, un giocatore con una grande costanza di rendimento ai massimi livelli, che è stato in grado di piegare il sistema immutabile di Simeone alle sue esigenze. E fin quando giocherà così, avrà sempre ragione.
Luis, prenditi questa Liga.
Prenditi la tua rivincita e riscrivi la storia.
Te lo meriti.
Asia Gambioli