SECONDO PREMIO ex aequo: Alunna Simoncelli Martina
Istituto Comprensivo Sora 1 – Scuola media Rosati – Classe IIA
Docente referente: prof. ssa Del Francia Beatrice
Mariuccia aveva dieci anni ma si sentiva già grande, perché era sempre in giro per Sora, in cerca di “nuove scoperte”, ma in fondo era ancora una bambina che amava le favole antiche che le raccontava sua nonna. Abitava con i suoi nonni a Canceglie e trascorreva tanto tempo ad ascoltare a bocca aperta le loro storie e poi la sua fantasia volava mentre giocava da sola per i vicoli antichi della sua città.
Un giorno andò con sua nonna a lavare i panni nell’acqua “verde” e limpida del Liri (allora non c’era la lavatrice e le donne, le “lavannare” così si incontravano, cantavano allegre e si raccontavano i fatti della loro vita). Mentre giocava con lo “strummele” che il nonno, abile falegname, le aveva fatto, Mariuccia inciampò e il giocattolo le sfuggì di mano, rotolandoandò a sbattere contro una pietra e la bambina, raccogliendolo, alzò lo sguardo e vide un piccolo essere, una specie di gnomo, un folletto bellino, dal viso furbo ma simpatico.
– “Mi chiamo Babbaceglie, e tu che ci fai qui? Che cerchi?” –
– “Mi chiamo Mariuccia e stavo giocando. Sono in compagnia della mia cara nonna che mi racconta tante storie segrete della mia città, … ma ormai le conosco tutte!”.
– “Ti svelo un segreto – continuò il folletto – c’è un libro magico, nascosto tra le pietre del Castello, lassù in alto. È chiuso a chiave, ma la chiave non si trova più, io però so dov’ è nascosta. Lì dentro sono custodite tante favole che “profumano” dell’antica Sora.Siccome tu mi piaci, dal momento che sei così curiosa, ti aiuterò a trovarla, se vuoi”.
A Mariuccia piacque molto la proposta di Babbaceglie e così s’incamminarono per un ripido sentiero, che si faceva sempre più scosceso man mano che salivano, ma la vista era meravigliosa: da lassù Sora appariva in tutta la sua bellezza, una pianura circondata da colline e più lontano le montagne facevano da corona. Ma il tocco magico era il Liri, che con il suo corso sinuoso sembrava abbracciarla e stringerla a sé.
“Sai che Dante, il sommo poeta – continuò Babbaceglie – lochiamava il “Verde”? Speriamo che le sue acque rimangano così limpide, trasparenti e vivaci. Il Liri, il vecchio fiume, quanti ricordi, quante storie e quante leggende! Le lavandaie, le “lavannare”, come fa ancora tua nonna, cantando e spettegolando, sciacquavano i panni nell’acqua del fiume, mentre sulla riva, alla “limata”, i fumari intrecciavano le corde. E poi durante la primavera del 1944, durante la seconda guerra mondiale, quando saltarono in aria due ponti, che tristezza e che paura! Le acque quasi si arrestavano davanti alle macerie. E ancora un altro ricordo“la barca di S. Domenico”: c’era un ponte mobile, azionato da funi e un barcaiolo traghettava i sorani da una sponda all’altra. E il falò di S. Giovanni!? Lo fanno ancora la sera del 23 giugno, insieme ai fuochi d’artificio e a tanta musica. Giovani, ragazzi, bambini, finito il “favone”, scendevano nel prato e passandosi da una mano all’altra un pezzo di brace, recitavano una filastrocca che stabiliva che erano diventati commare e compare. Ma sai che facevano? Ma forse lo fanno ancora in alcuni rioni di Sora… Scendevano sulle rive del fiume e colpivano a suon di bastonate l’acqua sul Liri quasi per punirlo per la sua condotta alcune volte malandrina quando con violenza straripava e provocava danni.Quante cose sono passate!”
Mariuccia, rapita da quei magici racconti, neanche si era accorta di essere arrivata al Castello insieme al suo nuovo e “affascinante”amico. Ecco il libro, guarda tra quelle pietre, la chiave è sotterratasotto quell’albero, tra le radici”. La bambina obbedì, girò la chiave nel lucchetto e…aprì il libro.” Che profumo! È meraviglioso, io lo conosco…è il profumo della ciambella”! -esclamò Mariuccia- è quella che fa la zia Lucia, la ciambellara! Ma qui c’è scritta la sua storia-aggiunse Babbaceglie- il libro parla, senti la voce, è una poesia: “So mill’ann che loc a Canceglie, entr a u forn racconciat all’megl’, retrouann na vecchia ricetta, scritta n’ cianfria e mai letta. Prima s’ammassa, apò s’allessa, poi s’inforna, apò se sforna, iecch è pronta la ciammella, bella e profumata.”
Mariuccia era felice di aver incontrato un nuovo amico, sapiente, saggio e divertente ed era contenta di aver scoperto tante storie nuove, “favole belle” che le facevano amare ancora di più la sua città…perché conoscere è amare di più “il paese” dove viviamo.
Martina Simoncelli
Ecco a voi il link per rivivere l’emozione della premiazione avvenuta in diretta radio:
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