18 Aprile 2020, San Vincenzo Valle Roveto
Caro Luca,
eccoci qui a dover rispettare questa quarantena che mi sta uccidendo. Non riesco più a sopportarla, mi manca tutto della mia vecchia vita: alzarmi per andare a prendere il treno, arrivare a scuola ancora un po’ assonnato, tornare alla stazione per riprendere il treno, rientrare a casa e uscire dopo aver finito i compiti. Sono rinchiuso in una gabbia dalla quale posso uscire soltanto con la pazienza. Ed è proprio quest’ultima che mi manca. Non voglio più aspettare, vorrei soltanto poter correre di nuovo in mezzo ad un campo, rincorrere un pallone con i miei amici di sempre, tornare a sorridere e scherzare con i compagni conosciuti quest’anno (che sono fantastici), e divertirmi insieme a tutti loro. Purtroppo questo non è più possibile e non lo sarà per un altro po’ di tempo. Sono stanco. Stanco di non poter vedere più i miei cugini, i miei zii e mia nonna. Vorrei abbracciarli di nuovo e dire loro quanto sono importanti per me, ma non posso. C’è sempre questo maledetto impedimento, che si chiama Covid-19. “Non si può”. Questa è l’unica frase che ormai riecheggia per le strade vuote, che prima erano piene di vita e spensieratezza. Quanto darei per tornare a camminare sulle stesse strade che percorrevo prima della quarantena, dove sentivo il sole sulla mia pelle, ma “non si può”. Ora però devo smettere di fantasticare nella mia testa. Devo smettere di fare il bambino capriccioso. L’unica via d’uscita è questa: rimanere chiusi in casa e aspettare che esca una cura, mentre medici, infermieri e tante altre persone combattono senza sosta questa guerra che da soli non potranno mai vincere. Per questo devo rimanere a casa e sforzarmi di rispettare quel “non si può”. L’unica cosa che mi rende meno pesante questa quarantena è la mia famiglia. Forse questo è l’unico lato positivo. Posso stare con loro molto di più rispetto a prima e, voglio sfruttare ogni singolo momento per fargli capire quanto li amo. Caro Luca, ecco come sto vivendo questo momento, cerco di resistere, stringo i denti e lotto per non cadere in tentazione. Però sono sicuro che alla fine tutto tornerà come prima. Basta solamente aspettare e rispettare il “non si può”.
Ismaele Babucci
Colfelice,12/04/2020
Caro amico del futuro,
ti scrivo per raccontarti il terribile momento che stiamo vivendo a causa di un virus, chiamato CORONAVIRUS o COVID-19, che all’improvviso è entrato nelle nostre vite, sconvolgendole. Tu, probabilmente avrai sentito parlare di questa cosa, ma ti assicuro che è molto peggio di come la descriveranno. Tutto quello che era la nostra vita prima, improvvisamente, non lo è più. Ci siamo ritrovati segregati nelle nostre case, senza avere la possibilità di incontrare nessuno, di abbracciarci, di parlarci da vicino…..tutto è virtuale, anche la scuola. Certo questo per me è stato un vantaggio, perché io un po’ in trappola c’ero già !!!
Il mio fratellino Marco , che io non considero molto intelligente, ha detto un’affermazione giusta ( cosa molto rara, ti assicuro) a tavola, una sera : “ Mi sembra di vivere in un tempo sospeso, mentre il mondo continua ad andare avanti”. Ed è proprio questa la nostra sensazione: è come se fossimo bloccati in un fermo immagine, mentre intorno a noi la natura continua il suo percorso, sembra addirittura più viva o forse sono io a guadarla in modo diverso, o meglio la osservo dalla finestra, come se fossimo in due mondi diversi.
La mia sensazione è quella di insicurezza, di paura che possa accadere qualcosa o continuare per chissà quanto tempo.
Tu sicuramente hai studiato questo periodo storico e, così come faccio io, probabilmente, lo avrai imparato senza rifletterci più di tanto, ma, credimi, è qualcosa che cambierà le nostre vite e creerà la tua.
Io ho scelto di scrivere a te, ragazzo del futuro, perchè spero che il futuro sia migliore e che, come dice il motto attuale, #tuttoandràbene.
Claudio
Sora, 9 Arile 2020
Cara Beatrice,
anche oggi, come tutti gli altri giorni, sono a casa. Sono stanca di dormire, di guardare serie
tv, di ascoltare musica, sono stanca di tutto. È più di un mese ormai che mi sento come in
libertà vigilata, che non posso uscire e divertirmi come ho sempre fatto. Forse non l’ho sempre
fatto… l’anno scorso ero molto più timida e chiusa, ma quest’anno qualcosa in me è cambiato e
proprio quando stava andando tutto per il meglio, boom… il mondo si ferma. Improvvisamente
moltissime persone si sono ritrovate a dover stare più di qualche ora nella stessa stanza e ho
capito che non c’è niente di meglio che poter uscire e andare in giro. La cosa che mi fa più rabbia è
che, non tutti riescono ad accettare e rispettare le regole e finiscono per mettere a rischio la propria vita e quella di tutti i loro parenti e amici. Più di un mese fa ci è stato chiesto di restare a casa per il bene comune, in poche parole di rilassarci sul divano per qualche settimana affinché il virus non si diffondesse, ma è proprio in quel momento
che tutti hanno capito di avere un talento o un cane nascosto. Se il giorno prima il
dipendente di un’azienda era stanco di dover andare a prendere le fotocopie dalla scrivania alla
stampante, ora ha tutta la forza necessaria per andare a correre. Per non parlare poi di quelli che
da “odio gli animali, non servono a niente” sono arrivati a “poveri i cuccioli abbandonati, quasi
quasi ne adotto uno”, solo per poter uscire. È passata più di qualche settimana però e, soprattutto
in questi giorni, sto sentendo la necessità di uscire, ma non è possibile. La mia routine si è
completamente stravolta e se prima mi sentivo una Ferrari in corsa, ora mi sento una misera 500
che dopo un guasto al motore è costretta a stare ferma. La quarantena mi sta facendo riflettere
molto e sono arrivata ad un’unica conclusione per il momento: i veri amici si
riconoscono in queste situazioni. Sono rimasta sorpresa nel vedere che anche con chi a
scuola non c’era un forte legame, ora ci sentiamo quasi tutti i giorni. Potrei dire, come tutti, che
questo periodo mi serve per riposarmi da tutto lo stress accumulato, per conoscere meglio la mia
famiglia, ma direi una stupidaggine. Io la mia famiglia la conosco già molto bene e questa “pausa”
è servita solo a creare una separazione. Sai io non ho molti rapporti con i parenti da parte di mio
padre semplicemente perché non li ho mai vissuti a pieno e neanche con il fratello di mamma
perché abbiamo preso strade diverse, ma con i miei nonni materni sì. Con loro sono cresciuta,
mi hanno insegnato ad affrontare i momenti difficili della vita, mi hanno aiutato a diventare la
persona che sono e passare dallo stare tutti i giorni a pranzo insieme, a pranzare in videochiamata
è davvero difficile. Più volte mi sono lamentata di non essere mai a casa mia, ma ora rimpiango
quei momenti. Da adolescente sto imparando a guardare il mondo dalla finestra, a viaggiare
tramite un libro, a godermi la luna piena nel cielo scuro, a desiderare un’ora d’aria. Ho deciso di
scrivere a te, la Beatrice del futuro, per dirti che non serve ubriacarsi per essere felici, basta stare
insieme, e non ti coprire sotto quintali di trucco perché la gente ti apprezza molto di più al
naturale. Nel mio silenzio ho scritto lettere piene di me stessa perché sento il bisogno di
imprimere questo momento della mia vita, per poterlo rileggere in futuro e dire: è solo un brutto
ricordo. Vorrei svegliarmi e accorgermi che era tutto un brutto sogno, ma so che non è così.
Sto imparando che i sogni rispecchiano il nostro stato d’animo perché, da più di una settimana,
appena chiudo gli occhi immagino situazioni in cui ci sono io con tutti i miei amici ed è bellissimo.
Tutti i giorni al telegiornale si parla di paura: l’emozione che accomuna ognuno di noi. È vero: io ho paura di non poter tornare alla normalità, alla mia vita di prima, ma so che per combattere questa guerra non servono armi e spedizioni militari. Sì, dico guerra perché è proprio così che questa situazione è definita ormai da tutti. All’inizio del 2020 si parlava di un probabile terzo conflitto mondiale, ma non pensavo si riferissero a questo. Direi che ci è andata
meglio così, ma sai da dove si pensa che questa guerra sia nata? Forse da un laboratorio, un attimo
di distrazione e pouf… si crea il caos. Avrei preferito che la pozione magica avesse fatto trasformare
tutte le zucche in carrozze…
Ora vado, è arrivata l’ora del mio allenamento quotidiano :). Ci sentiamo presto,
Beatrice Marconi
Cara Letizia,
chi avrebbe mai pensato che un gesto così scontato, come un abbraccio, sarebbe diventato tanto desiderato? Non mi ero mai resa conto di quanto bella fosse la vita e le cose che ci regalava: andare a scuola, pranzare la domenica a casa dei nonni e uscire il sabato sera per divertirsi con gli amici: semplice quotidianità, ma che in questo periodo mi manca indescrivibilmente.
Ogni giorno andavo a salutare i miei nonni per vedere come stavano e ora che non li vedo da più di un mese mi mancano moltissimo. Stiamo vivendo una realtà al di fuori del normale. Giornate intere chiusi in casa, senza avere la possibilità di fare una camminata al parco o in piazza. Una situazione surreale, ma che mi sta facendo riscoprire i veri valori della vita: la famiglia e le persone care.
Non avevo mai passato, per esempio, il giorno di Pasquetta sola con i miei genitori e con le mie sorelle perché in quel giorno stavo quasi sempre con i miei amici e, quando ero più piccolina, c’erano sempre amici di famiglia. Devo dire che mi è piaciuto stare con loro, ma avrei preferito trascorrere questo giorno con i miei coetanei. Per fortuna i moderni mezzi di comunicazione rendono meno pesante la distanza!
In questo periodo è come se stessimo scontando tutti una pena ai domiciliari, senza aver commesso nessun reato! Mi sono sempre lamentata perché la normalità non mi piaceva e adesso pagherei per riaverla. Continuo a lamentarmi perché non voglio stare a casa, poi però penso che ci sono persone, come medici ed infermieri, che sono in trincea e invece avrebbero preferito passare questo periodo con i propri affetti ma non possono. Oppure persone che si trovano ad affrontare la quarantena
lontano dai loro cari perché prima del lockdown si trovavano in un’altra città e gli è stato impedito il ritorno.
Allora inizio a rendermi conto che sono fin troppo fortunata! Stiamo affrontando una vera e propria guerra silenziosa che non possiamo vincere con le armi perché il nostro bersaglio è piccolo e invisibile. In fondo non è poi così male se ti ordinano di stare a casa sul divano se pensiamo che in tempo di guerra ai giovani venne ordinato di andare al fronte.
Fortunatamente nei momenti negativi, come ho detto prima, si può comunque imparare qualcosa di positivo.
Mi manchi tanto e spero di poterti riabbracciare presto!
La tua migliore amica, Erika
17 Aprile 2020
San Vincenzo Vecchio
Caro diario,
“Nel mio silenzio ho scritto lettere piene di…” amore, avventure, sogni. Non avrei mai pensato di raccontarti queste storie davvero inquietanti e spaventose. Se qualcuno le avesse raccontate a me qualche mese fa non gli avrei sicuramente creduto, anzi, sai che ti dico? Probabilmente mi sarei messa a ridere. Non avrei mai pensato che un virus avrebbe potuto causare così tanti morti adesso che la medicina e la tecnologia sono molto avanzate. Eppure è accaduto. Da un giorno all’altro mi sono ritrovata a dover stare chiusa in casa, senza poter uscire per alcun motivo. Non voglio cercare di nasconderti le mie emozioni: sono davvero spaventata! E penso lo siamo tutti. Proprio per questo dobbiamo sostenerci a vicenda, anche se la distanza certo non aiuta. Passo quasi metà della mia giornata annoiata sul divano. Sí, in casa con me c’è la mia sorellina, Beatrice, ma dopo che abbiamo giocato a pallavolo per un po’ e fatto qualche gioco da tavolo, non sappiamo davvero più cosa inventarci! Ci ritroviamo così allungate sul letto o sul divano a fare maratone di film o serie TV. Mi sento sola. Mi mancano tutti i momenti passati con i miei amici, le risate, gli scherzi, le partite di pallavolo per scaricare la tensione della scuola… Mi manca tutto questo. Ora starai pensando: qual è il problema con tutta questa tecnologia? È vero, passiamo ore e ore a parlare in videochiamata, però non è la stessa cosa. Non avrei mai pensato di dirlo, ma vorrei tanto tornare a scuola, il prima possibile; non solo per gli amici. In queste settimane ho scoperto che lavorare da casa non è molto bello e semplice come sembrava all’inizio! Le lezioni sono molto più complesse da capire. Ora basta lamentarmi anche se il periodo me lo consente. Caro diario, non vedo l’ora di tornare a raccontarti quelle storie divertenti del sabato sera a Isola Liri o le mie “avventure” con quel ragazzo che mi piace tanto.
A domani
Clarissa De Vecchis
Roccavivi, 13/04/2020
Cari amici,
è passato un po’ dall’ultima volta che ci siamo visti, vero? Ormai i giorni sono tutti uguali… un susseguirsi di passi, sospiri, pensieri ossessivi. Cercherò di comunicarvi il mio stato d’animo nel modo più semplice e veloce possibile, anche se, come saprete, il “non complicarsi la vita” non si trova nel mio dizionario. Mi ritrovo a scrivervi una lettera piena di silenzi; silenzi riempiti dalla voce della mia mente che non riesce a fermare le rotelle che continuano a girare imperterrite, scandendo, minuto per minuto, secondo per secondo, il caos nella mia testa affollata da mille interrogativi. Quando potrò rivedervi? Potrò riabbracciarvi? Mi ritrovo a scrivere una lettera piena di dolore e rimpianti con un groppo in gola e un sapore amaro in bocca, ora per non aver detto quella cosa che tanto volevo dirvi, ora per non avervi abbracciati più forte. Ogni giorno sperimento nuove emozioni, nuove dure realtà, ma stringo anche nuove amicizie. Rivolgo lo sguardo verso la finestra: verrebbe proprio voglia di uscire con questo bel sole, quest’aria fresca primaverile! È proprio vero che qualsiasi cosa “bella” nasconde al suo interno un’anima pericolosa, nera, qualcosa pronta a sgusciare fuori per rompere quell’incantesimo e rivelare la verità delle cose. Mi ritrovo a scrivervi una lettera piena di incomprensioni; incomprensioni con i miei genitori, con me stessa, con la vita. Ferite quasi del tutto cicatrizzate si sono riaperte come macchie di petrolio che si estendono inquinando il mare dei ricordi. Incomprensioni anche con voi. Ecco … forse non avrò dei bei rapporti con alcuni, non intensi per lo meno. Mi scopro sempre più una persona che si sofferma su ogni piccola cosa, quando magari voi, con la vostra “leggerezza” non ci fate nemmeno caso. Mi ritrovo a scrivervi una lettera piena di riflessioni, di confronti. Quando non ho niente da fare, niente compiti, niente pasticci in cucina, inizio una maratona di serie tv e film, come farà sicuramente ognuno di voi, ma anche questa attività mi induce a pensare. Pensieri, pensieri, sempre pensieri! Mi ritrovo quindi a rimuginare su teorie “cospiratorie”, quando, in questo infinito tempo in cui sembra essersi tramutato il mondo, mi ripesco a fissare il vuoto perché stanca di roteare gli occhi in cerca di qualcosa di nuovo da osservare. Teorie come: “L’aldilà non esiste, c’è (o meglio c’era) molta libertà nel mondo, si può fare ciò che si vuole e vivere a pieno la propria vita. Quindi perché aver bisogno di altro tempo? Certo, tempo in più non guasterebbe mai. Come ora, come quello di cui ne avremmo bisogno per recuperare tutte queste settimane”. O cose un po’ meno complottistiche: “Ecco perché da piccoli ci insegnavano a colorare a piccoli tratti sempre nello stesso verso, finendo così il disegno dopo tre ore: per abituarci ad avere pazienza nella vita, ad essere determinati, a non mollare mai”. Ma poi mi rendo conto che 1. forse questi pensieri concepiti in momenti di fantasia non abbiano senso; 2. non conviene impegnare la mente con altri argomenti difficili dato che il periodo che stiamo vivendo non è dei migliori e ci obbliga ad affrontarne più seri e più reali; 3. ormai so colorare nello stesso verso e a piccoli tratti molto velocemente. Quindi mi ritrovo a scrivere una lettera piena di mancanze e di sogni, che penso possa essere la più lunga, la più concreta. Mancanza di esprimere le proprie emozioni, senza la barriera della mascherina che, oltre a bloccare germi, nasconde anche i sorrisi. Bisognerebbe dunque imparare a leggere gli occhi, lasciati liberi, almeno per il momento, dalla stoffa. Ancora non smetto di sognarvi, quando finalmente riesco a staccare il cervello, o almeno apparentemente, e Ipnos mi chiama a sé, facendomi sentire le palpebre pesanti, il corpo leggero come una piuma. Intanto Morfeo mi trascina tra le sue braccia nell’abisso degli intrighi e dell’irrazionalità, dove tutta questa situazione è solo un’ombra grigia nel cielo e dove posso vivervi. Dove posso ancora parlarvi “realmente” (o almeno nella realtà dei sogni) e combinare con voi guai, non attraverso videochiamate o messaggi. Dove posso toccare le vostre guance rosee la mattina, davanti al cancello di scuola, con i miei occhiali ghiacciati dal vento mattutino e farvi sussultare per il freddo contatto. Dove indossiamo qualcosa di diverso dalla tristezza e dal pigiama. Io con i miei cappotti colorati, spesso fonti di battute che vorrebbero risultare fastidiose ma che in realtà sono dolci; i miei scarponcini, che mi donano quei centimetri in più e “riesco” quasi a raggiungervi (forse alla fine della quarantena ci riuscirò veramente!); i miei sorrisi, che spero di poter presto tornare a condividere nella vita con voi.
Camilla