Un libro intenso e travolgente, così noi alunni del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Sora definiamo l’ultimo gioiello della trilogia di romanzi thriller del noto scrittore Mirko Zilahy. Così crudele è la fine, questo il suo titolo , ci ha emozionato nel profondo, scavando nelle nostre menti e solleticando dubbi e curiosità. Certo ciò accade spesso quando si legge, ma non capita quasi mai di poter realmente soddisfare quelle domande che sorgono man mano che si sfogliano le pagine, avvolti dal profumo della carta, immersi nel fluire del tempo che ci fa perdere la cognizione dello scorrere delle ore. Noi studenti del liceo sorano abbiamo avuto, invece, questa possibilità, grazie al Dirigente scolastico, Dott.ssa Orietta Palombo, ed al Dipartimento di Area Letteraria che hanno organizzato un incontro con lo scrittore lo scorso 11 aprile. Durante questo evento, (quasi un colloquio attivo e non un monologo freddo e distaccato) abbiamo avuto modo di andare oltre le pagine e di conoscere la persona che avevamo incontrato e idealizzato tra le righe. Simpatico e disponibile, Mirko Zilahy immediatamente ci ha catturati dimostrando di essere curioso ed attratto dal nostro mondo. Noi stessi siamo saliti sul palco, abbattendo ancor più la distanza lettore-autore e ponendo al nostro ospite domande, richiedendo spiegazioni, appagando curiosità.
“Quando ha consegnato le prime pagine del libro, la casa editrice le ha chiesto di scrivere una trilogia. Lei si è sentito costretto a dover scrivere altri due libri o aveva già in mente di farlo?”. In questo caso Zilahy ci ha rivelato di non avere da subito pianificato la stesura di una trilogia, ma di esserne stato poi entusiasta. Bella e meritata ricompensa per un appassionato della lingua e della scrittura!
Qualcuno ha chiesto spiegazioni sulla scelta tematica del racconto, ovvero “l’identità”. Lo scrittore ha affermato di aver scelto questo tema come a simbolo della conclusione di un viaggio psicologico, iniziato sin dal primo libro della trilogia, e che tutti i personaggi, seppur in maniera differente, intraprendono. Ha fatto addirittura ricorso alla “Divina Commedia” dantesca per illustrarci al meglio questo concetto. Le tre cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso ) rappresentano i tre libri nei quali ogni individuo parte da una situazione opprimente, e per alcuni senza scampo, per poi alla fine liberarsi e rivolgersi al cielo.
Chi meglio di tutti possiamo prendere come riferimento per questo viaggio psicologico se non il protagonista della serie, il commissario Mancini? Attorno a questa ambigua figura si è costruita gran parte dell’intero incontro. Ma cosa lo rende così speciale? I ragazzi nelle loro domande hanno parlato di debolezze, dolori, traumi, crisi d’identità, sfiducia nella società. E Zilahy nelle sue risposte fa altrettanto. In effetti egli ammette di vedere in Mancini, ma in generale in tutti i suoi personaggi, molti aspetti della sua vita e della sua persona. A partire da un lutto affettivo in comune, per poi passare ad una visione scoraggiata del nostro mondo, ad un carattere forse troppo buono rispetto ad una situazione, invece, brutale ed arrivare infine a un futile modo di nascondere questa debolezza. Mancini si fa crescere la barba, non vuole più guardarsi allo specchio, non vuole più riconoscersi o essere se stesso. E così anche tutte le vittime degli omicidi narrati nel libro, dei quali l’assassino ruba l’anima e appunto “l’identità”.
Lo stesso Zilahy ha poi ammesso di tentare volontariamente, attraverso una terminologia mirata e dettagliate caratterizzazioni dei personaggi, di spiazzare allo stesso modo anche il lettore, cercando di fargli mancare ogni sicurezza e di poi fargli chiedere: chi sono davvero IO?
Lo stesso IO che ogni giorno crediamo di essere, verrebbe da rispondere. Ma come la geniale mente di Mirko Zilahy ci ha fatto comprendere, quest’ultimo è una menzogna. Basta infatti rivolgersi alla cruda sincerità dello specchio, per vederlo svanire come sabbia al vento.
Giulia Carugno, Alessio Cucchi, Giulia Galante