Con l’espressione riscaldamento globale si intende il mutamento climatico terrestre iniziato nel corso del XX secolo e ancora in corso. Tale mutamento è causato per lo più dalle emissioni nell’atmosfera di notevoli quantità di gas serra, ma anche da altri fattori che la comunità scientifica ha individuato come conseguenze di dannosi comportamenti umani (deforestazione, cattiva urbanizzazione, utilizzo smisurato di combustibili fossili e di sostanze gassose derivate dai processi industriali, dai compressori, dagli impianti di condizionamento…) Le Nazioni Unite hanno istituito nel 1988 una Commissione
Intergovernativa sul Cambiamento Climatico (IPCC) alla quale partecipano rappresentanti di tutte le nazioni appartenenti alle NU. Tale commissione ha il compito di monitorare le variazioni climatiche e analizzare le problematiche legate al surriscaldamento del pianeta. I report dell’IPCC suggeriscono che durante il XXI secolo la temperatura media della Terra potrà aumentare ulteriormente rispetto ai valori attuali, da 1,1 a 6,4 °C in più, causando notevoli cambiamenti ambientali. Innanzitutto il riscaldamento non sarà uniforme in tutto il globo; secondo la comunità scientifica sarà più accentuato nell’emisfero boreale rispetto a quello australe e maggiore sulla terraferma che sugli oceani.
L’innalzamento delle temperature sta causando importanti riduzione dei ghiacciai e l’aumento del livello del mare. Sono considerevoli anche le conseguenze sulle precipitazioni che determinano grandi siccità o inondazioni. Come già detto in precedenza, il riscaldamento climatico avrà effetti diversi da regione a regione, le sue influenze a livello locale sono molto difficili da prevedere ma su un punto tutti concordano: ci saranno importanti cambiamenti, forse irreversibili, sul nostro modo di vivere dal punto di vista economico, sanitario e politico-sociale. In particolare a livello economico, secondo quanto riporta il programma ambientale delle Nazioni Unite (United Nations Environment Programme – UNEP), i settori che si troveranno più in difficoltà a causa degli effetti avversi del cambiamento climatico sono le banche, l’agricoltura e i trasporti. Come spiega il responsabile studi e ricerche Cobat, Luigi De Rocchi, sarebbe opportuno pensare ad una “economia circolare”. Nel suo intervento al Politecnico di Milano in occasione di una conferenza su Clima e cambiamenti climatici, lo studioso afferma: “è necessario che ogni bene debba essere progettato per essere riciclato al massimo grado, cioè per ottenere le materie prime che lo costituiscono, affinché possano contribuire a realizzare altri beni, dando vita a un circolo virtuoso che simula quanto accade in natura.” Sul piano sanitario invece, l’aumento delle temperature potrebbe favorire la diffusione di malattie tropicali (ad esempio, la malaria) o epidemie legate alle cosiddette “ondate di calore”. Dal punto di vista politico-sociale potremmo assistere, e questo si sta già verificando, ad uno spostamento massiccio della popolazione dai paesi del Sud del mondo verso i paesi occidentali poiché l’elevata temperatura non consentirebbe una qualità della vita accettabile. I risvolti di questo fenomeno sono visibili a tutti: le aree ricche potranno diventare ancora più ricche, mentre la parte povera del mondo lo sarà ancor di più; in queste zone, le avverse condizioni climatico-ambientali e la carenza di risorse umane, ridurranno la produttività, l’autonomia alimentare e, di conseguenza, anche l’autonomia sociale e politica. Nonostante la maggior parte degli studiosi siano concordi sul fatto che l’uomo sta distruggendo il pianeta, c’è chi la pensa in modo diverso. Tra questi troviamo Antonino Zichichi che, in un intervento su Il Giornale, non ha dubbi sul “distinguere nettamente tra evoluzione climatologica e inquinamento”; secondo quanto afferma lo studioso, il clima cambia continuamente nel corso della millenaria storia della Terra ed è determ
inato maggiormente da fattori esterni al controllo umano. E’ difficile prevedere l’andamento climatico e quindi non possono essere ancora affidabili le previsioni; continua poi lo scienziato dicendo che “E’ necessario combattere con provvedimenti drastici l’inquinamento, ma
restare prudenti sul clima”. Questo è quanto dovrebbero fare i governi di tutte le nazioni. Invece, nonostante si facciano vertici internazionali ai quali partecipano i rappresentanti delle varie Nazioni, notiamo una scarsa volontà da parte della classe politica di modificare i comportamenti del settore produttivo ed energetico, in quanto ciò andrebbe a minare gli interessi che sostengono i governi stessi e le grandi multinazionali che sono il motore economico-politico del mondo. E’ superfluo dire quanto sia prezioso e indiscutibile il valore del progresso scientifico ma produrre e consumare senza limiti non può continuare ad essere un comportamento civile. E’ importante il contributo di tutti, anche il più piccolo.