New Horizons: verso Plutone e oltre…

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Spingersi sempre un po’ più in là, fissare una metà, un limite e poi superarli sospinti da quell’incolmabile sete di conoscenza che da secoli anima il genere umano. Non aver paura di quel buio all’apparenza impenetrabile, intrigante e sconfinato, ma affrontarlo e conoscerlo. Fu questo il proposito che spinse la NASA a lanciare nel 2006 dalla base di Cape Canaveral la sonda New Horizons.
Così piccolo e sperduto vicino al confine del nostro sistema solare, il pianeta nano Plutone ha inevitabilmente, fin dalla sua scoperta, affascinato l’uomo ed incuriosito scienziati. Un interesse che negli anni non è mai scemato e che ha spinto l’agenzia spaziale statunitense a programmare il lancio per il 2006. Gli obbiettivi primari da conseguire per la sonda erano l’esplorazione di Plutone e del suo satellite Caronte. Partita il 19 gennaio, con una velocità al lancio di 58.536 km/h(velocità record raggiunta al lancio da un oggetto artificiale), iniziò il suo lungo viaggio che l’avrebbe condotta ai piedi di Plutone.
Dopo aver fatto tappa su Giove, il cui campo gravitazionale fu utilizzato come un’immensa fionda, e dopo aver raccolto dati utili riguardanti il pianeta gassoso e i suoi satelliti, New Horizons riprese il suo cammino verso il pianeta nano.
Il 14 luglio del 2015 il grande giorno: il sorvolo di Plutone, alla distanza minima di 12 472 km dalla superficie e alla velocità di 49 km/h, fu ultimato, decretando il definitivo successo della missione. Venne poi il turno del satellite Caronte, sorpassato ad una distanza minima di 26.926 km. Da entrambi i corpi celesti furono ricavate preziosi informazioni, che sarebbero poi state rielaborate successivamente dagli addetti alla missione sulla Terra.
Le immagini che dopo mesi, arrivarono sulla terra lasciarono tutti gli appassionati a bocca aperta. Si “abusò” di termini quali meraviglia e stupore per sottolineare l’ennesimo grande successo del genere umano. Tuttavia dopo il sorprendente flyby su Plutone, fonte di profonde emozioni, la sonda non avrebbe cessato di trasmettere dati. Gli scienziati curatori del progetto infatti, stabilirono che la sonda aveva i mezzi e le potenzialità per proseguire ancora, per continuare a supportare gli studi di specialisti e realizzare i sogni di appassionati. Difatti, continuando la sua avventura la sonda entrerà tra qualche anno nella fascia di Kuiper, un’occasione che nessuno sulla Terra ha avuto il coraggio di farsi sfuggire. Così, grazie ad un ingente finanziamento, New Horizons continuerà a vivere almeno fino al 2019, anno in cui la sonda raggiungerà un nuovo asteroide ghiacciato ancora inesplorato nella speranza di ricavare più dati utili possibili.
La sonda un giorno smetterà di trasmettere dati e continuerà a vagare nella sconfinatezza dell’universo, ripercorrendo il destino già toccato alla sonda Voyager. E anche quando non se ne avranno più notizie, sulla Terra saremo sicuri che è là, oltre l’osservabile, alla costante ricerca di nuovi orizzonti.

 

Cedrone Giulio

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