IV Ed.Concorso di Scrittura creativa “Ti racconto un oggetto scomparso” LA PIGNATA

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IV Ed.Concorso di Scrittura creativa “Ti racconto un oggetto scomparso” Breck e Sciarrabbà
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Che bene prezioso sono i nonni, enciclopedie parlanti che sanno spiegarti e tramandarti instancabilmente i loro saperi !Ogni volta che vado a trovare mio nonno materno, gli chiedo di trasmettermi le sue conoscenze acquisite durante la sua giovinezza ed è emozionante vedere i suoi occhi lucidi, quando si accorge che i suoi racconti mi catturano, mi entusiasmano a tal punto che vorrei essere stato io ad aver vissuto le sue esperienze.Attraverso le sue parole, mi rendo conto che tante cose sono cambiate dai suoi tempi ad oggi, per comprenderlo è sufficiente guardarsi intorno con occhi attenti. Ad esempio la vecchia pignata è stata sostituita da una moderna pentola a pressione che certamente sarà più veloce nella cottura degli alimenti, ma il sapore che dà ai cibi è sicuramente inferiore.Non mi stupisco affatto se molti di voi non sanno cosa sia una pignata. Io l’ho scoperto da poco e ora vi racconto come.Immaginate me e mio nonno che chiacchieriamo davanti al calore che emana il suo grande camino in pietra, quello che scalda e abbraccia la nostra numerosa famiglia nei giorni di festa….Ad un tratto lo interrompo, rapito dall’attenzione di un oggetto che borbotta e reclama la sua presenza ad un angolo del camino.A guardarlo bene, assomiglia ad un’ anfora e poi di certo è di terracotta; ha due manici piuttosto larghi a forma di nastro, molto ravvicinati fra loro, in modo da poter prendere il recipiente senza scottarsi, infatti i manici non subiscono molto il calore, trovandosi sul lato opposto a quello esposto direttamente alla fiamma del fuoco. Esternamente l’oggetto è smaltato fino ai manici, mentre una parte rimane in terracotta; mi chiedo quale sia il motivo e solo in seguito apprendo che la parte non smaltata favorisce la traspirazione del cibo durante la cottura.“….Ma che ci fa questo oggetto dentro il camino con un piccolo coperchio sopra e con a fianco un altro oggetto simile, ma di dimensioni più piccole?” domando al nonno.Egli se la ride sotto i baffi e mi mette alla prova, convinto che io non possa mai riuscire a capire di cosa si tratti e sinceramente sono anche un po’ infastidito dal suo atteggiamento; allora iniziano le nostre simpatiche prese in giro, quelle che ci fanno capire che il tempo è volato e tante cose sono cadute in disuso, lasciando spazio alle comodità che la vita frenetica di oggi ci ha imposto.Lui mi interroga, mi sprona… ma proprio non riesco a capire a cosa possa servire quello strano oggetto, allora per placare la mia assillante voglia di sapere, come se non volesse disturbare il lavoro in corso, mi chiede di chiudere gli occhi e di non sbirciare per nessuna ragione al mondo. Intanto mi informa che ha sollevato il coperchio e, proprio in quell’istante, una folata di vapore mi sbatte sul volto e avvolge l’ambiente di un profumo di cibo. Stento a capire cosa stia bollendo lì dentro e mio nonno mi rassicura, dicendomi che non è colpa mia, ma dipende dal fatto che anche i profumi, gli odori e i sapori sono cambiati nel tempo, non sono più autentici; il vero profumo dei fagioli con le cotiche solo la pignata li ha conservati nel tempo, soggiunge.Sì, questo è il nome di quello strano oggetto che mi ha fatto fare una brutta figura con mio nonno e che veniva usato una volta per cucinare soprattutto i legumi. Bastava metterli lì dentro, coperti d’acqua e avvicinare la pignata al calore del fuoco; a fianco c’era il pignatello, di dimensioni più piccole e pieno di acqua che veniva poi versata nella pignata quando la sua evaporava.Rimango affascinato e divertito e chiedo subito a mio nonno di poter as saggiare i fagioli che bollono freneticamente…non ci crederete ma sono squisiti. Un sapore di altri tempi, come ci tiene a sottolineare mio nonno.Da bambino lui attendeva, con i suoi fratelli, che i legumi ultimassero la cottura e ogni tanto, oltre a riempire la pignata di acqua, per evitare che bruciassero o peggio che quest’ultima si rompesse, ne rubavano di nascosto qualche cucchiaiata, scottandosi spesso la lingua e le dita.Anch’io vengo così catapultato indietro nel tempo e ogni tanto mi ritrovo a rubare qualche cucchiaiata di fagioli. Sarà la cottura lenta o sarà che la pignata è di terracotta, ma il sapore è ottimo. I fagioli conservano la loro pellicina esterna ma all’interno sono cremosi, delicati.Nonno mi osserva divertito e compiaciuto per avermi dato la possibilità di apprezzare qualcosa che vivrà ancora solo con lui e sul suo viso si intravede un po’ di malinconia mista a tristezza, quando mi dice che oggi la pignata viene usata per lo più come oggetto da arredo, riempito spesso di fiori finti di plastica o come souvenir.Mi dispiace vederlo così rassegnato e allora gli chiedo di raccontarmi altri particolari sulla pignata e di colpo lui si entusiasma di nuovo, proprio come fanno i bambini quando ricevono una caramella. Così continua ad istruirmi, come solo un bravo maestro sa fare e mi racconta che la pignata veniva prodotta a mano dagli artigiani ciociari; che in cucina bisognava tenerla a bagno per circa cinque giorni prima del suo primo utilizzo e che tra l’altro doveva essere lavata molto bene dopo ogni cottura con acqua calda e lasciata asciugare completamente in posizione capovolta. Si capisce che, nonostante i sacrifici, gli stenti e quant’altro quella di mio nonno è stata un’infanzia che ha lasciato in lui dei ricordi indelebili di esperienze e gioie autentiche che noi ragazzi di oggi, se non abbiamo la fortuna di conoscere, non possiamo neanche sognare.A volte desidererei fare qualche passo indietro per dar tempo ad ogni cosa di prendersi il proprio tempo, perché non sempre velocità e progresso ti danno qualcosa in più, anzi oserei dire che ti privano dei veri piaceri, quelli che si raggiungono pian piano e che hanno bisogno di essere assecondati, proprio come la pignata , che borbotta più forte quando le manca un po’ d’acqua.E allora permettiamo ancora al tempo di essere clemente come una volta, facciamo sì che non ci rincorra più quasi a toglierci il fiato, ma consentiamogli silenziosamente di prendersi il suo spazio per ogni cosa.E’ vero un tempo si viveva quasi a rallentatore come i vecchi film che venivano proiettati dalle cineprese, ma nulla era lasciato al caso e ognuno conosceva l’arte del sapersi arrangiare e del tirare avanti dignitosamente.

 

Alunno: Cipriani Marco

 

Classe 3a C.

 

Istituto Comprensivo “Isola del Liri” (FR)

 

Scuola Secondaria di primo grado “D. Alighieri” via Gandusio, 1- Isola del Liri

 

Docente: Raponi Monica

 

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(Cipriani Marco,vincitore primo premio)

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