IV Ed.Concorso di Scrittura creativa “Ti racconto un oggetto scomparso” Breck e Sciarrabbà

IV Ed.Concorso di Scrittura creativa “Ti racconto un oggetto scomparso” LA PIGNATA
Gennaio 28, 2017
IV Ed.Concorso di Scrittura creativa “Ti racconto un oggetto scomparso” Le Baracche
Gennaio 28, 2017

 

 

image00

Breck e Sciarrabbà:

antichi mezzi di trasporto pubblico a Sora del secolo scorso


Quando mi è stato chiesto di effettuare una ricerca su oggetti della tradizione della mia città, ho chiesto consiglio a mio nonno Raffaele, il quale mi ha detto che da piccolo suo nonno lo portava in giro di domenica su una bellissima carrozza che si chiamava “brek”. Gli ho chiesto altre informazioni al riguardo, ed egli ha aggiunto che negli anni 40 vi erano poche macchine e tanti “brek” e “sciarrabbà”.Ho pensato che mio nonno avesse qualche problema di memoria, visto che le due parole non erano proprio tipiche del dialetto sorano. Così ho chiesto aiuto al “signor Google”, che sempre risolve i miei problemi… ma questa volta nella rete non ho trovato nulla. Così l’argomento ha iniziato ad incuriosirmi e ho intrapreso la mia ricerca storica.

 

image06

Fine 800, davanti l’Ospedale Civile in Via Napoli (oggi sede di Unicredit), di fronte all’attuale Università, c’era la stazione di tutti i mezzi da trasporto pubblico (foro Antonio Mantova)

 

Ricerca bibliografica

Ho iniziato a cercare nei libri di storia locale della biblioteca di casa. La testimonianza più antica che ho trovato è quella citata nel libro “Ricordi storici e pittorici d’Italia”1 di Fernando Gregorovius che ci racconta il viaggio che lo studioso tedesco fece a Sora nel 1858. A Pagina 87 ci dice che da

1 Traduzione di Augusto di Cossilla, Stabilimento Manini, Milano 1872

Isola del Liri “Mi portai a Sora, distante appena un’ora, con un bel lume di luna, prendendo posto in un Char a’ bancs, che quivi, non so perché, si dà tal nome francese al curricolo napoletano che comincia ad esservi in uso, e che si spinge di galoppo, a furia di sferzate al povero ronzino che lo trascina. “

 

333333333

Su suggerimento di mio padre, ho guardato tra le poesie dialettali. Il nostro grande poeta Riccardo Gulia2, ne ha composto una, intitolata

“Gli ùteme brècche…” , in cui afferma:

…A te che sì’ uaglione, e nen sà’ niente de sciàrabbà’, de brècche e carrezzèlla, ( che furne gli antenate ‘ e lla Seicente, ai témpe’ e ‘ Ncènze Recchia e Faccia Bella)….

Gulia in questa poesia cita gli ultimi e più famosi possessori di mezzi di trasporto trainati da cavallo: Vincenzo Recchia e Faccia Bella, di cui non sono riuscita a trovare precise notizie bibliografiche.

Vista dal retro di uno Sciarrabbà (foto A. Mantova)

In una poesia dialettale di Francesco Biancale 3 del 1924, il poeta ci racconta la festa di San Domenico. Ne “La uggilia ‘e Sante ‘Emineche” viene descritta la partenza dei Sorani verso la vicina frazione di San Domenico per partecipare alla festa ed alla “fiera”. Il poeta ci dice che la sera, sul Ponte di Napoli, ci sono tra i venti e i trenta sciarrabbà, pronti per la partenza.“È quace notte: ‘n cim’a i’ ponte ‘e Napele Stàu tra uinte o trenta sciarabbà.” Dopo la città sembra deserta ed anche il fiume sembra scorrere più velocemente.

 

Riccardo Gulia (Sora il 5/4/1905 – 30/4/1987) poeta dialettale e noto personaggio pubblico

          Francesco Biancale (Sora il 1/10/1868 – 15/12/1936) fu un noto veterinario ed erudito scrittore di numerose opere in

dialetto sorano.

          “Penna ‘e Sora”, antologia di versi dialettali, a cura di L. Gulia e F. Urbano, Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”-

Sora, 1979

 

 

 image01
Foto di Famiglia del primo Novecento a Nord di Sora (foto A. Mantova)

Un’ulteriore testimonianza dell’uso recente di tale mezzo la troviamo nel volume “ITCG Cesare Baronio, 80 anni di scuola al servizio dei giovani, del territorio, delle imprese”4, nel quale Mariano Fazio, che veniva da Alvito (siamo agli anni ’30), racconta il suo tragitto per venire a scuola: “C’era una corriera scassata che da Alvito, dopo lungi e tortuosi giri, portava a Sora. Ma partiva alle cinque del mattino e non si sapeva quando rientrava per cui raramente noi studenti ce ne servivamo. Più usato era lo ‘sciarrabbà’ che però prevedeva per i più giovani di scendere alla salita della ‘Castellana’, nonché di spingere se il cavallo non ce la faceva. Non era raro, pertanto che mi rivolgessi a mio padre per farmi accompagnare con la sua ‘bighetta’. Finché ci arrendemmo e riuscii a farmi alloggiare nell’allora ‘Albergo Roma’ di Sora con buona pace di tutti e del buon esito degli studi”.

 Caratteristiche tecniche

 

Oggi può sembrare strano, ma le strade della nostra Sora, anche dopo l’avvento dei mezzi a motore, erano percorse da carri trainati da animali; una tradizione millenaria che, però, aveva subito le trasformazioni tecnologiche rudimentali, che avevano portato a differenziare i mezzi.

 

 image13

Accanto ai carri di lavoro, utilizzati per il trasporto pesante e spesso trainati da buoi, si erano sviluppati anche carrozze e calessi per il trasporto di persone, ovvero veloci e agili bighe a due ruote per il passeggio ed il divertimento. Facendo un paragone moderno, possiamo dire che, accanto ad i camion (carri), c’erano autobus ed automobili (carrozze e calessi) e qualche automobile sportiva (bighe).Nella mia ricerca ho indagato su due particolari mezzi di trasporto diffusi a Sora ed utilizzati per il trasporto delle persone prima dello sviluppo della motorizzazione di massa. I mezzi di trasporto pubblico più comuni, nelle nostre contrade, erano lo << sciàrabbà >> ed il <<brècche >> .  Si tratta di due caratteristici carri trainati da un solo cavallo, che variano tra di loro per il numero di ruote, la dimensione e la capacità di trasporto. Lo sciarabbà era un barroccio (dal lat. birotium, con due ruote) che aveva due grandi ruote e veniva utilizzato principalmente per trasportare persone che

prendevano     posto su              delle     panche              Sciarrabbà di fine O ttocento a Sora (fotoArchivio storico di Sora)

posizionate sui lati esterni del mezzo.“Lu breck” era una carrozza con due ruote anteriori piccole e due posteriori più grandi, che sostenevano la parte destinata ai passeggeri, coperta da un mantice di cuoio fisso; per quelle più signorili, la carrozza aveva anche il mantice mobile. La forza motrice veniva assicurata dal cavallo che,, nei tratti rettilinei veniva spronato a stretto galoppo, con secchi schiocchi di frusta, accompagnati dal grido, più volte ripetuto, di << Jéscie palle jé…?! >>. 

 

image10

Breck transita davanti all’ingresso delle cartiere meridionali ad Isola superiore (foto A. Mantova)

 

Etimologia

Curiosamente, i due carri prendono il nome da due parole straniere. Infatti, dobbiamo al dominio francese del Regno di Napoli l’introduzione di un carro per il trasporto di persone con i “banchi” laterali che oltralpe veniva denominato char-à-bancs . Sorte comune a tante altre parole della lingua francese, il termine viene fatto proprio dal dialetto sorano e da char-à-bancs, diventa Sciarrabbà. Il Breck prende il nome dal termine inglese break che significa carrozza. Ancora oggi, una tipologia di automobile con rifiniture lussuose e con ampio spazio viene denominata “break”

Le ricerche all’archivio storico del Comune di Sora

Per completare le ricerche, mi sono recata presso la Biblioteca comunale di Sora, dove è custodito l’archivio storico. Qui, grazie alla preziosa collaborazione della Sig.ra Maria Rosaria Tollis, ho recuperato alcune foto che erano conservate e della documentazione amministrativa relativa agli anni 20-30 del secolo scorso. In particolare, ho scoperto che a Sora nel 1929 vi era una fiorente industria di produzione di veicoli. Infatti, il documento sotto riportato ci dice che vi erano ben sette “fabbriche” di carri e di mezzi di trasporto trainati da animali.

 

I777778888899999100000111111 122222213333331444444155555

Altra documentazione rinvenuta riguarda il regolamento nazionale che disciplinava la dimensione delle ruote e le altre norme tecniche relative al peso dei mezzi. Associato a tale legislazione, vi era anche un controllo periodico a cui dovevano essere sottoposti i mezzi di trasporto. Inoltre, ho rinvenuto il manifesto del regolamento sulla larghezza dei cerchioni (doc 2) e l’avviso per la punzonatura delle ruote (doc 3). Quest’ultimo adempimento avveniva periodicamente e comportava il pagamento di una tassa di 2 lire (doc 4) La documentazione più importante, però, riguarda il censimento dei mezzi di trasporto presenti a Sora nel 1933. In tale anno, nonostante la diffusione di autovetture e di camion, vi erano ben 65 mezzi a trazione animale, che trasportavano sia persone (breck e sciarrabbà) che beni (carri e carretti). Il censimento era stato richiesto dal Consiglio Provinciale dell’economia corporativa ed il Potestà di Sora ha risposto elencando sia i mezzi a trasporto animale, sia quelli a motore, come riportato nei documenti 6-9.

Dai documenti sappiamo che nel luglio 1933 a Sora c’erano 86 mezzi adibiti a trasporto pubblico di persone e cose.Di questi, ben 65 erano a trazione animale e solo 21 a motore. Possiamo vedere che il trasporto pubblico delle persone avveniva prevalentemente con mezzi a trazione animale, essendoci un solo autobus e ben 37 veicoli , tra Brek e Sciarrabbà.

 

Mezzo Quantità Tipologia
Brek 35 Persone
Sciarrabbà 2 Persone
Carrozze 17 Persone
Carretti 11 Beni
Camioncini 2 Beni
Autocarri 6 Beni
Automobili 12 Persone
Autobus 1 Persone

 

Leggendo i nomi dei possessori dei mezzi, al n. 14 ho trovato Di Poce Antonio fu Luigi, possessore di un Brek: è il mio trisavolo, il nonno di mio nonno Raffaele. Quando ha visto la foto sul mio cellullare, mio nonno si è commosso ed un po’ anche io.

Note dell’insegnante

 

Il testo è stato redatto prevalentemente a casa, a conclusione di un lavoro di approfondimento autonomo e personale svolto dall’ alunna, che ha effettuato ricerche su Internet e consultato, presso la biblioteca d’Istituto e presso l’archivio storico del Comune di Sora, testi di storia locale e di poeti dialettali sorani, i cui riferimenti bibliografici sono citati nell’elaborato.

 

Alunna: Giulia Sisti

 

Classe III A

 

Istituto Comprensivo I Sora (FR)

 

Docente :Daniela Tersigni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Breck e Sciarrabbà:

 

antichi mezzi di trasporto pubblico a Sora del secolo scorso


Quando mi è stato chiesto di effettuare una ricerca su oggetti della tradizione della mia città, ho chiesto consiglio a mio nonno Raffaele, il quale mi ha detto che da piccolo suo nonno lo portava in giro di domenica su una bellissima carrozza che si chiamava “brek”. Gli ho chiesto altre informazioni al riguardo, ed egli ha aggiunto che negli anni 40 vi erano poche macchine e tanti “brek” e “sciarrabbà”.

 

Ho pensato che mio nonno avesse qualche problema di memoria, visto che le due parole non erano proprio tipiche del dialetto sorano. Così ho chiesto aiuto al “signor Google”, che sempre risolve i miei problemi… ma questa volta nella rete non ho trovato nulla. Così l’argomento ha iniziato ad incuriosirmi e ho intrapreso la mia ricerca storica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine 800, davanti l’Ospedale Civile in Via Napoli (oggi sede di Unicredit), di fronte all’attuale Università, c’era la stazione di tutti i mezzi da trasporto pubblico (foro Antonio Mantova)

 

Ricerca bibliografica

 

 

Ho iniziato a cercare nei libri di storia locale della biblioteca di casa. La testimonianza più antica che ho trovato è quella citata nel libro “Ricordi storici e pittorici d’Italia”1 di Fernando Gregorovius che ci racconta il viaggio che lo studioso tedesco fece a Sora nel 1858. A Pagina 87 ci dice che da

 

1 Traduzione di Augusto di Cossilla, Stabilimento Manini, Milano 1872

 

 

 

 

Isola del Liri “Mi portai a Sora, distante appena un’ora, con un bel lume di luna, prendendo posto in un Char a’ bancs, che quivi, non so perché, si dà tal nome francese al curricolo napoletano che comincia ad esservi in uso, e che si spinge di galoppo, a furia di sferzate al povero ronzino che lo trascina. “

Su suggerimento di mio padre, ho guardato tra le poesie dialettali. Il nostro grande poeta Riccardo Gulia2, ne ha composto una, intitolata

“Gli ùteme brècche…” , in cui afferma:

 

 

…A te che sì’ uaglione, e nen sà’ niente de sciàrabbà’, de brècche e carrezzèlla, ( che furne gli antenate ‘ e lla Seicente, ai témpe’ e ‘ Ncènze Recchia e Faccia Bella)….

 

Gulia in questa poesia cita gli ultimi e più famosi possessori di mezzi di trasporto trainati da cavallo: Vincenzo Recchia e Faccia Bella, di cui non sono riuscita a trovare precise notizie bibliografiche.

 

Vista dal retro di uno Sciarrabbà (foto A. Mantova)

 

 

In una poesia dialettale di Francesco Biancale 3 del 1924, il poeta ci racconta la festa di San Domenico. Ne “La uggilia ‘e Sante ‘Emineche” viene descritta la partenza dei Sorani verso la vicina frazione di San Domenico per partecipare alla festa ed alla “fiera”. Il poeta ci dice che la sera, sul

 

Ponte di Napoli, ci sono tra i venti e i trenta sciarrabbà, pronti per la partenza.

 

“È quace notte: ‘n cim’a i’ ponte ‘e Napele Stàu tra uinte o trenta sciarabbà.”

 

Dopo la città sembra deserta ed anche il fiume sembra scorrere più velocemente

 

 

 

 

  • Riccardo Gulia (Sora il 5/4/1905 – 30/4/1987) poeta dialettale e noto personaggio pubblico

 

  • Francesco Biancale (Sora il 1/10/1868 – 15/12/1936) fu un noto veterinario ed erudito scrittore di numerose opere in dialetto sorano.

 

“Penna ‘e Sora”, antologia di versi dialettali, a cura di L. Gulia e F. Urbano, Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”-Sora, 1979

 

 

 

 

Foto di Famiglia del primo Novecento a Nord di Sora (foto A. Mantova)

Un’ulteriore testimonianza dell’uso recente di tale mezzo la troviamo nel volume “ITCG Cesare Baronio, 80 anni di scuola al servizio dei giovani, del territorio, delle imprese”4, nel quale Mariano Fazio, che veniva da Alvito (siamo agli anni ’30), racconta il suo tragitto per venire a scuola:

 

“C’era una corriera scassata che da Alvito, dopo lungi e tortuosi giri, portava a Sora. Ma partiva alle cinque del mattino e non si sapeva quando rientrava per cui raramente noi studenti ce ne servivamo.

 

Più usato era lo ‘sciarrabbà’ che però prevedeva per i più giovani di scendere alla salita della

 

‘Castellana’, nonché di spingere se il cavallo non ce la faceva. Non era raro, pertanto che mi rivolgessi a mio padre per farmi accompagnare con la sua ‘bighetta’. Finché ci arrendemmo e riuscii a farmi alloggiare nell’allora ‘Albergo Roma’ di Sora con buona pace di tutti e del buon esito degli studi”.

 

Caratteristiche tecniche

 

Oggi può sembrare strano, ma le strade della nostra Sora, anche dopo l’avvento dei mezzi a motore, erano percorse da carri trainati da animali; una tradizione millenaria che, però, aveva subito le trasformazioni tecnologiche rudimentali, che avevano portato a differenziare i mezzi.

 

Accanto ai carri di lavoro, utilizzati per il trasporto pesante e spesso trainati da buoi, si erano sviluppati anche carrozze e calessi per il trasporto di persone, ovvero veloci e agili bighe a due ruote per il passeggio ed il divertimento. Facendo un paragone moderno, possiamo dire che, accanto ad i camion (carri), c’erano autobus ed automobili (carrozze e calessi) e qualche automobile sportiva (bighe).

 

Nella mia ricerca ho indagato su due particolari mezzi di trasporto diffusi a Sora ed utilizzati per il trasporto delle persone prima dello sviluppo della motorizzazione di massa. I

 

mezzi di trasporto pubblico più comuni, nelle nostre contrade, erano lo << sciàrabbà >> ed il <<

 

brècche >> .

 

 

 

4 a cura di Oreste Marchionni, Anno 2002

 

 

 

 

 

Si tratta di due caratteristici carri trainati da un solo cavallo, che variano tra di loro per il numero di ruote, la dimensione e la capacità di trasporto.

 

Lo sciarabbà era un barroccio (dal lat. birotium, con due ruote) che aveva due grandi ruote e veniva utilizzato principalmente per trasportare persone che

prendevano     posto su              delle     panche              Sciarrabbà di fine O ttocento a Sora (fotoArchivio storico di Sora)

posizionate sui lati esterni del mezzo.

 

“Lu breck” era una carrozza con due ruote

 

anteriori piccole e due posteriori più grandi, che sostenevano la parte destinata ai passeggeri, coperta da un mantice di cuoio fisso; per

quelle più signorili, la carrozza aveva anche il mantice mobile.

 

La forza motrice veniva assicurata dal cavallo che,, nei tratti rettilinei veniva spronato a stretto galoppo, con secchi schiocchi di frusta, accompagnati dal grido, più volte ripetuto, di

 

<< Jéscie palle jé…?! >>.

 

Breck transita davanti all’ingresso delle cartiere meridionali ad

 

Isola superiore (foto A. Mantova)

 

 

Etimologia

 

Curiosamente, i due carri prendono il nome da due parole straniere. Infatti, dobbiamo al dominio francese del Regno di Napoli l’introduzione di un carro per il trasporto di persone con i “banchi” laterali che oltralpe veniva denominato char-à-bancs . Sorte comune a tante altre parole della lingua francese, il termine viene fatto proprio dal dialetto sorano e da char-à-bancs, diventa Sciarrabbà.

 

Il Breck prende il nome dal termine inglese break che significa carrozza. Ancora oggi, una tipologia di automobile con rifiniture lussuose e con ampio spazio viene denominata “break”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le ricerche all’archivio storico del Comune di Sora

 

Per completare le ricerche, mi sono recata presso la Biblioteca comunale di Sora, dove è custodito l’archivio storico. Qui, grazie alla preziosa collaborazione della Sig.ra Maria Rosaria Tollis, ho recuperato alcune foto che erano conservate e della documentazione amministrativa relativa agli anni 20-30 del secolo scorso.

 

In particolare, ho scoperto che a Sora nel 1929 vi era una fiorente industria di produzione di veicoli.

 

Infatti, il documento sotto riportato ci dice che vi erano ben sette “fabbriche” di carri e di mezzi di trasporto trainati da animali.

Altra documentazione rinvenuta riguarda il regolamento nazionale che disciplinava la dimensione delle ruote e le altre norme tecniche relative al peso dei mezzi.

 

Associato a tale legislazione, vi era anche un controllo periodico a cui dovevano essere sottoposti i mezzi di trasporto.

 

Inoltre, ho rinvenuto il manifesto del regolamento sulla larghezza dei cerchioni (doc 2) e l’avviso per la punzonatura delle ruote (doc 3).

 

Quest’ultimo adempimento avveniva periodicamente e comportava il pagamento di una tassa di 2 lire (doc 4)

 

Archivio Storico di Sora 1 – Elenco ditte autorizzate alla fabbricazione di veicoli da trasporto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Archivio Storico di Sora 2 – Regolamento sulla dimensione dei cerchioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Archivio Storico di Sora 3- Avviso del 1925 per la punzonatura delle ruote

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La

 

documentazione più importante, però, riguarda il censimento dei mezzi di trasporto presenti a Sora nel 1933. In tale anno, nonostante la diffusione di autovetture e di camion, vi erano ben 65 mezzi a trazione animale, che trasportavano sia persone (breck e sciarrabbà) che beni (carri e carretti).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il censimento era stato richiesto dal Consiglio Provinciale dell’economia corporativa ed il Potestà di Sora ha risposto elencando sia i mezzi a trasporto animale, sia quelli a motore, come riportato nei documenti 6-9.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Archivio Storico di Sora 5 Archivio S

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Archivio Storico di Sora 6 Elenco mezzi trazione animale 1         Archivio Storico di Sora 7 Elenco mezzi trazione animale 2


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Archivio Storico di Sora 8 Elenco mezz i trazione animale 3          Archivio Storico di Sora 9 Elenco mezzi a motore

 

Dai documenti sappiamo che nel luglio 1933 a Sora c’erano 86 mezzi adibiti a trasporto pubblico di persone

 

e cose.

 

Di questi, ben 65 erano a trazione animale e solo 21 a motore. Possiamo vedere che il trasporto pubblico delle persone avveniva prevalentemente con mezzi a trazione animale, essendoci un solo autobus e ben 37 veicoli , tra Brek e Sciarrabbà.

 

 

 

 

 

Mezzo Quantità Tipologia
Brek 35 Persone
Sciarrabbà 2 Persone
Carrozze 17 Persone
Carretti 11 Beni
Camioncini 2 Beni
Autocarri 6 Beni
Automobili 12 Persone
Autobus 1 Persone

 

 

 

Leggendo i nomi dei possessori dei mezzi, al n. 14 ho trovato Di Poce Antonio fu Luigi, possessore di un Brek: è il mio trisavolo, il nonno di mio nonno Raffaele. Quando ha visto la foto sul mio cellullare, mio nonno si è commosso ed un po’ anche io.

 

 

 

 

 

 

—————————————————————————————————————————————

 

Note dell’insegnante

 

Il testo è stato redatto prevalentemente a casa, a conclusione di un lavoro di approfondimento autonomo e personale svolto dall’ alunna, che ha effettuato ricerche su Internet e consultato, presso la biblioteca d’Istituto e presso l’archivio storico del Comune di Sora, testi di storia locale e di poeti dialettali sorani, i cui riferimenti bibliografici sono citati nell’elaborato.

 

Alunna: Giulia Sisti

 

Classe III A

 

Istituto Comprensivo I Sora (FR)

 

Docente :Daniela Tersigni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *