Prima pubblicazione: 1877
Autore: Lev Tolstoj
Genere: Realismo
Personaggi: Vronsky, Alexei Alexandrovich Karenin, altri
Premi: Oprah’s Book Club
Adattamenti: Anna Karenina (2012), Anna Karenina (1997)
Pagine: XXVII-1210 p
“Vedeva che loro,in quella sala piena di gente,si sentivano soli”
“Se Anna Karenina fosse soltanto la storia di un adulterio finito male, non avrebbe richiesto più di ottocento pagine per essere raccontato, nemmeno nel XIX secolo. E, nonostante il titolo, è riduttivo considerarlo il romanzo pieno di umana comprensione sui tormenti di una donna oppressa da una società ipocrita e perbenista.
Da una parte Anna Karenina ci appare come una farfalla imprigionata dietro un vetro: Tolstoj descrive minuziosamente, e dall’interno, il suo penoso affannarsi e dibattersi per tentare una via d’uscita, fino a esaurirsi e scivolare nell’abisso dell’autodistruzione. Nello stesso tempo dipinge un grandioso affresco dei tipi umani che compaiono al di là del vetro, figure e personaggi certo presenti nella società russa del suo tempo, ma in qualche modo paradigmatici di tipi umani che sono sempre, esisti e sempre esisteranno.”
Un coinvolgente e appassionante romanzo, in cui Tolstoj affronta, con rara maestria narrativa e straordinarie capacità di analisi sociologica e d’introspezione psicologica, infiniti aspetti della condizione umana e sociale. Durante la lettura, mi sono chiesta più volte come abbia potuto un uomo di fine Ottocento conoscere e analizzare così a fondo la psicologia femminile non solo della protagonista Anna, ma anche delle altre figure. Leggendo il romanzo, mi sono sentita fin dalle prime pagine dentro le case, le stanze, di Karenin, di Levin, di Oblonskij, partecipe dei loro ambienti e delle loro dimensioni; ho vissuto con loro, fianco a fianco, le loro storie, le loro emozioni, i loro drammi e la loro quotidianità, e ho respirato le differenti atmosfere di Mosca, di Pietroburgo e della campagna russa, grazie ai mille dettagli, particolari, sfumature e sfaccettature raccontati dall’autore in modo sublime: un magistrale, eccellente e insuperabile narratore, in grado di trasportare il lettore all’interno della vicenda senza riserve. Il realismo di questo splendido romanzo mi ha condotto così profondamente nella storia che finire il libro mi ha addolorato. Volevo saperne ancora… ed è proprio il desiderio appassionato e profondo di non staccarsi da questo libro, e anzi contemplarlo, che lo rende una vera e propria opera d’arte, un autentico capolavoro della letteratura.
Marika Giovannone