Era il 1977, la guerra fredda imperversava tra Stati Uniti ed Unione Sovietica e lo spazio era uno dei più importanti fronti di battaglia. Per raggiungerlo, si utilizzava una tecnologia all’avanguardia per l’epoca, ma che oggi risulterebbe gravemente sconfitta anche di fronte al più semplice oggetto presente all’interno di una qualsiasi agenzia spaziale. Basti pensare che il computer di bordo aveva, ed ha attualmente, una velocità ed una memoria che sono meno di un milionesimo di quelle del più banale smartphone dei giorni d’oggi. Un sistema che oggi apparirebbe patetico e basilare, ma che funziona da più di 36 anni e rappresenta al momento la nostra cartolina nella sconfinatezza dell’universo.
Le sonde ad esser lanciate furono due, entrambe di nome Voyager, con il compito di studiare Giove, Saturno e, se fosse stato possibile, toccare Urano e Nettuno. Pensavano fosse impossibile fare di più con quel piccolo computerino. Invece, dopo aver fatto tappa negli anni ’80 ai due grandi pianeti gassosi, la sonda Voyager 1 va in esplorazione dello spazio ai confini del sistema solare. Supera la sua gemella Voyager 2, le due sonde Pioneer ormai non funzionanti da tempo, ed incomincia la sua avventura, ancora in fase di svolgimento.
Grazie ad un’antenna di 4 metri e ad un’alimentazione a energia nucleare basata su plutonio 238, che decade in circa 80 anni, la sonda è stata capace di regalarci immagini mozzafiato fino al 1998, quando furono spente le videocamere per risparmiare energia, ed ancora oggi non ha smesso di fornirci preziosissimi dati. Pochi anni fa, la sonda è ufficialmente uscita dal sistema solare ed ora continua a vagare a più di 20 miliardi di chilometri dalla Terra.
Fino a quando non incontrerà un altro corpo celeste ad ostruirle la strada, la sonda continuerà a vagare nello spazio. Ed anche se non potrà più comunicarci dati, avrà sempre quel disco d’oro su cui sono incisi tutti i più rappresentativi suoni del pianeta Terra, nella speranza che un giorno qualcuno possa trovarli ed ascoltarli. Voyager 1 potrebbe anche essere in giro tra 5 miliardi di anni, anche quando la Terra sarà spazzata via da un Sole ormai sull’orlo del tramonto, la sonda dei record resterà l’unica traccia della nostra civiltà.
Giulio Cedrone