Il Nobel è uno dei tanti premi assegnati a Dylan dall’inizio della sua carriera, ma sicuramente il più discusso. Ci si chiede cosa c’entri la musica pop con la letteratura e i dibattiti sulla premiazione sono molti.
E’ definito il creatore di una nuova “espressione poetica”, fondamento indiscusso della tradizione musicale americana. La sua voce inconfondibile, consumata ma mai spenta dal tempo, accompagnata dalla sua musica e dai suoi testi forti, lo hanno reso grande e misterioso, con il suo atteggiamento un po’ ribelle e disinteressato. Questo è il motivo per cui il premio è stato messo al collo di Dylan tra tutti i candidati di quest’anno.
Bob Dylan è quindi riuscito ad innalzare la musica a vera e propria arte, con i suoi testi considerati un ‘’patrimonio della poesia’’, riuscendo far ‘’scuotere’’ le menti di chi lo ascolta e non solo la testa a ritmo della sua musica.
Come i numerosissimi complimenti ricevuti, ci sono (come sempre, d’altronde) anche le critiche.
Mito di molti, incontra il disappunto di altri grandi come lui, che difendono il loro campo, quello letterario, da grinfie estranee: l’autore di ‘’Trainspotting’’ Irvine Welsh ha scritto commenti sprezzanti a riguardo, interdetto per una simile confusione tra “musica” e “letteratura”. Allo stesso modo, anche l’autore italiano Alessandro Baricco.
Ma Sara Danius, segretaria dell’Accademia Svedese che assegna i premi, spegne ogni discussione, lasciando l’amaro in bocca ai dissidenti desiderosi di protesta: ‘’Non è un atto rivoluzionario. Se si guarda indietro a 2500 anni fa, si incontrano poeti come Omero o Saffo che scrissero testi che dovevano essere interpretati o ascoltati anche con l’accompagnamento di strumenti musicali. Lo stesso accade con Bob Dylan. Noi leggiamo ancora Omero e Saffo e ci piacciono, anche Dylan può e dovrebbe essere letto oggi, perché è un grande poeta”.
La musica di Dylan sarà eterna e senza tempo come la dolce lirica di Saffo?
Noemi Sbardella